Tre giorni di sciopero dei benzinai in Sardegna per protestare contro gli scarsi guadagni dei gestori. Magliette rosse con la scritta “schiavi del caporalato petrolifero”, i benzinai si sono ritrovati sotto i portici di via Roma a Cagliari anche dopo un lungo viaggio: c’è chi è arrivato anche da Sassari e Alghero. Sono i gestori che aderiscono alla sigla Angac.

“Non abbiamo ancora tutti i dati – spiega Adele Cireddu, una delle portavoce della protesta, stazione di servizio di San Vito – ma l’adesione dovrebbe aggirarsi intorno al 65%”. I gestori in Sardegna sono complessivamente 500.

“I nostri guadagni – spiega all’Ansa Cireddu – ormai si stanno dimezzando e sono ridotti in media a 2,7 centesimi lordi al litro. Ma c’è anche chi guadagna solo un centesimo”. In soldoni, spiega un altro gestore, stiamo “lavorando per 25 euro al giorno”. C’è anche chi dice di non riuscire ad arrivare a mille euro al mese.

I benzinai hanno marciato sotto i portici di via Roma per puntare verso il Consiglio regionale: nessun appuntamento con i rappresentanti del palazzo. “Ma era importante – ha detto Cireddu – fare subito qualcosa: alla politica sarda, che direttamente non può fare nulla, chiediamo di intercedere per noi”.

“Serve una riforma del settore e l’introduzione di norme che permettano ai liberi imprenditori di slegarsi dai vincoli troppo stretti delle compagnie petrolifere”. Così il deputato di Fdi Salvatore Deidda in merito allo sciopero dei benzinaio indetto per tre giorni dal sindacato Angac. “Il rischio – avverte il parlamentare sardo esprimendo solidarietà agli scioperanti – è la chiusura di centinaia di impianti, in special modo nelle zone più svantaggiate della Sardegna”.

“Chi ha un distributore di benzina – spiega Deidda – non guadagna come qualcuno potrebbe pensare. Per esemplificare, si pensi che negli anni 2000, prima quindi dell’avvento dell’euro, il margine lordo, iva esclusa, della maggioranza dei gestori era pari a 80 lire al litro. Attualmente, invece, il margine si aggira dai 2 ai 3 centesimi”.