Prima udienza davanti al Gup di Lanusei, Nicola Clivio, per i 13 indagati nell’inchiesta sulla sparizione di 27mila provette contenenti il Dna degli ogliastrini, usato per lo studio di una delle popolazioni più longeve del mondo, trafugate nell’agosto 2016 dal parco Genos di Perdasdefogu e ritrovate qualche mese dopo all’ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari.

I 13 indagati nell’inchiesta coordinata dal Pm Biagio Mazzeo sono amministratori locali, consiglieri di Genos e SharDna, medici e collaboratori, accusati a vario titolo di aver violato la legge sulla privacy per l’illecita trattazione di dati sensibili, ma anche di furto, peculato e falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. La difesa ha sollevato due eccezioni: la prima di nullità è stata presentata dall’avvocato del professor Mario Pirastu, Giovanni Battista Gallus, per mancata notifica a comparire al processo; la seconda arriva da diversi legali per ottenere lo spostamento del processo a Cagliari, in quanto il reato più grave, il peculato, sarebbe stato commesso nel capoluogo sardo.

Il giudice si è riservato di decidere nella prossima udienza fissata per il 12 novembre. Gli indagati, oltre al prof. Pirastu, presidente di Genos, accusato insieme alla collaboratrice Simona Vaccargiu di furto aggravato delle provette, sono: Maurizio Fossarello, primario di Oculistica dell’ospedale cagliaritano, che deve rispondere di peculato per aver ospitato il materiale trafugato a titolo personale senza una specifica convenzione; Renato Macciotta, curatore fallimentare di SharDna; Mariano Carta, sindaco di Perdasdefogu; Franco Tegas, sindaco di Talana e l’ex vice sindaco Ercole Perino; il presidente e i consiglieri di amministrazione di Genos, Valter Vittorio Mura, Maurizio Caddeo, Piergiorgio Lorrai; gli amministratori di SharDna Maurizia Squinzi e Mauro Valsecchi; l’amministratore unico di Longevia, Tiziano Lazzaretti.