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L’Arabia Saudita ha dimezzato l’estrazione di petrolio dopo una serie di attacchi con droni agli impianti di produzione. I ribelli Houthi dello Yemen hanno rivendicato gli attacchi come i più devastanti in territorio
saudita. L’arresto della produzione equivale a una perdita di circa cinque milioni dei 9,8 milioni di barili al giorno.

Gli attacchi contro la strutture nella provincia orientale dell’Arabia Saudita sono gli ultimi di una serie di attacchi contro le attività petrolifere del Paese negli ultimi mesi, con l’aumento delle tensioni tra il fronte guidato dall’Iran in cui sono ‘arruolati’ gli Houthi e quello costituito da sauditi e statunitensi.

Questo attacco, il più efficace degli ultimi cinque mesi durante i quali sono stati presi di mira oleodotti e petroliere, ha provocato incendi a Hijra Khurais e ad Abqaiq. Khurais produce 1,5 milioni di barili al giorno mentre Abqaiq aiuta a produrre fino a 7 milioni di barili al giorno.

Gli Houthi hanno parlato di 10 aerei senza pilota lanciati contro i due impianti dell’Aramco, mentre per il ministero dell’Interno di Riad erano soltanto due.

Abqaiq è situato a 60 chilometri a sud-ovest di Dhahran, la sede principale del gigante petrolifero, e ospita il più grande impianto di lavorazione del petrolio di Aramco.  Khurais, a 250 chilometri da Dhahran, è uno dei principali giacimenti petroliferi dell’azienda statale che sta preparando il suo sbarco da record in Borsa, inizialmente previsto per il 2018 ma rinviato a causa del calo dei prezzi del greggio sul mercato mondiale.