Ci sono delle questioni che non capisco riguardanti la discussione sull’anomalia di un’Accademia di Belle Arti a Cagliari mai nata. Non capisco perché si stia affrontando una problematica nata spontanemante dal basso in maniera “salottiera” e ristretta, sembra si stia prospettando dinanzi un secolare ritardo formativo e produttivo, un’unica soluzione a media regionali unificati, passante per Sassari. Perché l’unica strada possibile per un’Accademia di Belle Arti a Cagliari sembra passare per Sassari? Dove è scritto? Politicamente si è convenuto e deliberato ad oggi di battere tutte le strade possibili.

Perché in uno scenario territoriale occidentale metropolitano anomalo e complicato, come quello Cagliaritano, qualcuno si sente autorizzato a dettare e determinare condizioni non fondate sulle problematiche di un territorio comune che avanza un’istanza? Perché se Cagliari pretende (non è più il tempo di chiedere) Sassari risponde trascendendo dal pubblico dibattito istituzionale dialettico e indica un’unica strada percorribile? Che dialogo è se manca l’interlocutore che pone la questione? Che modalità di progettazione, condivisa e diffusa, nel territorio dell’isola tutta è mai questa?

Non capisco perché un’unica soluzione vedeva un’intera area politica allineata e coperta quasi non esistessero altre vie possibili. Possibile che si stia invocando il cambiamento nel nome di un’Accademia di Belle Arti di Sassari che vorrebbe dare un contentino a Cagliari con un unico corso non presente nel piano di studio dell’Accademia Sassarese? Vi sembra francamente questa una soluzione del problema? Se di Accademia a Cagliari si sta ragionando per la prima volta nella storia di quest’area metropolitana, perché Sassari detta e determina condizioni in prospettiva futura a mezzo stampa?

Su che cosa si sta ragionando realmente nell’isola? Su un’Accademia di Belle Arti nell’isola realmente diffusa e ripartita equamente tra Cagliari e Sassari, o su un’Accademia che chiamano diffusa e in realtà è centralizzata? Cosa vorrebbe dire prodigarsi per una causa comune? Vorrebbe dire nel nome dell’interesse comune tutelare e privilegiare i propri interessi? Il bacino d’utenza di un’Accademia a Cagliari, oggettivamente molto ampia, ne giustificherebbe la completa autonomia e sulla carta l’attivazione immediata di almeno due corsi calibrati su tutto il territorio sud isolano (Arte della Scultura su Pietra e Arte della pittura murale).

Perché vincolare e limitare questa istanza dal basso, determinata da decenni di richieste di generazioni di ex studenti, oggi genitori o nonni di studenti, a un apertura non richiesta in termini istituzionali e presso le sedi preposte, a mezzo stampa dello stimatissimo Direttore dell’Accademia di Sassari Antonio Bisaccia? Perché sibillare che il MIUR non accetterebbe l’ipotesi di un’Accademia a Cagliari quando tutti i feed back sembrano invece dichiarare il contrario? Perché strumentalizzare politicamente la questione, invocando la riforma della legge Regionale 26 del 1996 che non riconosce l’AFAM?

Che si stia giocando nel nome di un’Accademia a parole diffusa e nella realtà centralizzata, una partita tesa a potenziare le risorse economiche Accademiche nell’area Sassarese sciacallando sull’anomalia Cagliaritana? Questa sarebbe la visione comune? Questa vorrebbe dire leggere la questione abolendo la parola territorio? Questo vorrebbe dire diffusa Alta Formazione Artistica isolana?

Perché invocare come impedimento la legge 508 del 1999 della Riforma AFAM, quando in prima istanza per fare nascere un’Accademia a Cagliari potrebbe bastare un’accordo di rete tra istituzioni con relativo attestato legale che potrebbe essere rilasciato con effetto immediato da un’Accademia dell’altrove (pubblica o parificata) in un quadro d’autonomia per progressivamente emanciparsi forte dei propri numeri?

Erroneamente si cita nel 1996 (prima della legge 508) una proposta di legge per aprire un’Accademia a Cagliari, in realtà si trattava di un ISIA e la proposta venne bocciata. L’opzione privata esiste, ma passa per accordi di rete, superficiale e mistificatorio non prendere in considerazione l’ipotesi, perché proprio attraverso accordi di rete si potrebbero emanare da subito titoli di studio equipollenti la laurea, basterebbe studiare un attimo lo scenario Accademico presente a Ravenna o come si è mossa l’Accademia di Verona in terra di Palestina.

Accademia diffusa per me vorrebbe dire, Accademia a Cagliari come a Sassari, a Bologna come a Ravenna, a Roma come a Frosinone e Velletri, a Firenze come a Carrara, a Catania come a Palermo, a Bari come a Foggia, tutto questo è buon senso e fuori dal tempo e non una moda al passo coi tempi. Cagliari è il potenziale e unico vero polo culturale e di formazione isolano magnete per il resto d’Europa, capoluogo e area metropolitana isolana al centro del Mediterraneo.

Per cui perché la soluzione dell’Accademia di Belle Arti di Sassari a Cagliari viene presentata politicamente come l’unica possibile a mezzo stampa? Perché nel nome del campanilismo e del provincialismo s’invoca un’apertura politica comune che progettualmente sembra invece non esserci?

Concludo con una macro argomentazione, Sassari ha un suo bacino di studenti ben codificato e consolidato, un’Accademia di Belle Arti di Cagliari avrebbe un altro bacino d’utenza, anche più ampio, e i due poli non entrerebbero assolutamente in conflitto d’iscrizione, bacino di una potenziale Accademia che andrebbe ben oltre quello del Liceo Artistico “Foiso Fois”, ci sono i Licei Artistici Brotzu di Quartu Sant’Elena, l’Asproni di Iglesias, l’Emilio Lussu di Sant’Antioco e il Contini di Oristano a questi si aggiungerebbero i tre indirizzi Tecnici Grafico Multimediale, il Domenico Alberto Azuni di Cagliari, l’Angioj di Carbonia, il Salvator Angelo De Castro di Terralba e un indirizzo di Moda presso l’Istituto Professionale Sandro Pertini di Cagliari, e poi come non considerare la dispersione scolastica e l’emigrazione giovanile più alta d’Europa e la possibilità per una qualsiasi altra maturità liceale Cagliaritana d’accedere all’Alta Formazione Artistica? Detto ciò, cosa dite? Si smette di fare politica e si progetta sul serio in comune un’Accademia realmente diffusa?

L’opinione di Mimmo Domenico Di Caterino