In Sardegna, in otto casi su 10, le persone affette da patologie reumatologiche sono costrette, a causa della malattia, a dover abbandonare il proprio lavoro o a ridurre la propria attività lavorativa. Più della metà dei pazienti (50,9%) non ha mai fatto una visita per il riconoscimento del proprio grado di invalidità o non lo conosce. Il 66,7% non conosce le agevolazioni, i diritti e i benefici previsti dalle leggi. Sono alcuni dei dati più interessanti dell’indagine Apmarr-WeResearch “Vivere con una malattia reumatica”, con focus specifico sulla situazione della Sardegna, presentati a Cagliari durante il convegno “La reumatologia in Sardegna: luci e ombre” al T Hotel, in concomitanza con l’inaugurazione della sede regionale dell’Apmarr.

Il 10% dei sardi (160mila persone circa) convive con una patologia reumatica. “L’impatto di una malattia reumatica sulla condizione lavorativa dei pazienti sardi è molto grave e limitante”, spiega Mariella Piredda, referente dell’Associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare. “La Sardegna è la regione italiana con la situazione più grave in termini di effetti negativi della malattia sulla condizione lavorativa. L’80% circa delle persone affette da patologie reumatologiche è costretta a ridurre, parzialmente o in maniera significativa, la propria attività lavorativa o addirittura a dover abbandonare il proprio posto di lavoro. La Sardegna è la seconda regione italiana meno informata sulle agevolazioni, diritti e benefici previsti dalla legge n68/99 e dalla Legge 104”.

Alla presentazione dei risultati dell’indagine è intervenuto anche Alberto Cauli, direttore di Reumatologia del Policlinico di Monserrato e della Scuola di Specializzazione in Reumatologia dell’Università di Cagliari: “Per le malattie reumatiche – ha sottolineato – è molto importante una diagnosi precoce in modo tale da avere un rapido inizio della terapia, con un approccio terapeutico mirato al raggiungimento della remissione del quadro clinico che consenta di arrestare l’evoluzione del danno organico e prevenire le disabilità”.