L’Autonomia differenziata nel modello proposto da alcune regioni del nord determina “effetti nettamente negativi sull’insieme della Repubblica”. Infatti le risorse finanziarie pubbliche verrebbero destinate “in misura crescente verso quelle aree a discapito del finanziamento dei servizi pubblici essenziali (istruzione, sanità, assistenza, trasporti etc) delle altre Regioni e “anche la Sardegna ne sarebbe direttamente colpita”.

E’ questo uno dei temi emersi nell’affollata assemblea a Cagliari sul tema “Autonomie differenziate o secessione del Nord?” . Il dibattito, organizzato dall’associazione “sinistra, autonomia, federalismo” è stato coordinato dalla sindaca di Pula, Carla Medau, e dall’avvocato Roberto Murgia. Gli interventi introduttivi sono stati svolti da Gianmario Demuro, ordinario di diritto costituzionale e da Tore Cherchi. Nei vari interventi che si sono succeduti pè stato evidenziato che “la speciale autonomia sarda non è infatti una garanzia assoluta dal taglio delle risorse disponibili”. Inoltre, il finanziamento dei servizi essenziali per i cittadini residenti nell’Isola non sarebbe realizzabile con il solo gettito fiscale interno”.

La conclusione alla quale si è arrivati è che quindi “la domanda di autonomia presente in molte aree del Paese deve essere raccolta dalle forze riformatrici che condividono la prospettiva del federalismo cooperativo e solidale riprendendo per completarne il percorso, la strada tracciata con la riforma del Titolo V della Costituzione entrata in vigore nel 2001”.