Lilli Pruna, nota intellettuale di sinistra sarda, ha commentato sul suo profilo Facebook la vicenda sull’arresto di Scanu, prendendo come riferimento l’articolo de La Nuova Sardegna di Mauro Lissia.

Vi proponiamo lo scritto integrale:

Se avessero arrestato Emma Marcegaglia (solo per citare una ex presidente di Confindustria) con trenta capi d’accusa per una sequenza ininterrotta di fatti di bancarotta fraudolenta, non ci sarebbe stato questo silenzio assordante, ci sarebbe stato grande clamore e sdegno pubblico, dibattiti e riflessioni politiche, perché in quanto presidente di Confindustria, Marcegaglia si è seduta per anni ai tavoli istituzionali più importanti, in cui si definiscono le politiche economiche, energetiche, del lavoro, per lo sviluppo; e anche perché è presidente di ENI, società per azioni controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Nel nostro caso, invece, gli ambienti ristretti e familiari dell’economia e della politica regionale impongono un rispettoso silenzio, il silenzio dei conniventi, si potrebbe chiamarlo, parafrasando il titolo del romanzo di Thomas Harris e dell’omonimo film. Non c’è mai da rallegrarsi se qualcuno finisce in carcere, e anche in questo caso non me ne rallegro affatto. Però bisogna pur dire che l’arresto non è una malattia che arriva senza averne colpa: in genere è legato a comportamenti illegali, a precise responsabilità individuali. Non poche, in questo ennesimo e vergognoso caso di imprenditoria imbrogliona o, se va bene, inetta. Si tratta di una figura imprenditoriale di primissimo piano nella nostra regione, che per anni ha contribuito a definire le politiche regionali (oltre che beneficiarne), in quanto rappresentante delle grandi (si fa per dire) imprese sarde, sempre presente ai tavoli istituzionali, nei dibattiti pubblici, negli incontri politici.

Trenta capi d’imputazione; un buco stimato di 60 milioni di euro che riguarderebbe l’attività delle società del gruppo dal 2002 al 2018 (16 anni!), durante i quali si sarebbe verificata “una sequenza ininterrotta di fatti di bancarotta fraudolenta”; un dissesto finanziario del gruppo che risalirebbe almeno al 13 giugno del 2012, come certificano gli ispettori di Bankitalia; inoltre si legge che “per quanto lo stato delle società di Scanu fosse ormai cosa ampiamente risaputa e non solo negli ambienti finanziari, nessuno si è mai mosso.

Così Scanu è andato avanti e ha allungato la serie dei fallimenti, fino a quando la Guardia di Finanza ha bussato a casa sua. Infine, si viene a sapere che Scanu aveva ricevuto dal pm Pilia due avvisi di proroga delle indagini, sapeva quindi di essere al centro dell’attenzione da parte della Guardia di Finanza e sapeva anche perché.

Una situazione che non sembrerebbe però avergli impedito di continuare a operare come amministratore della Sogaer e all’interno delle sue numerose società”. Sogaer, che gestisce l’aeroporto di Cagliari, è una società per azioni partecipata al 94,35 per cento dalla Camera di Commercio di Cagliari, che è un ente pubblico. Come vengono scelti gli amministratori delle aziende pubbliche? Tra i più capaci e onesti sicuramente no, probabilmente tra i più influenti e protetti dalla ristretta e mediocre élite economica e politica sarda: i nomi, infatti, sono sempre gli stessi, ruotano nelle poltrone e danno l’impressione che siamo nelle mani di un gruppetto di incapaci e spregiudicati, e che il potere è strettamente in quelle mani e non c’è speranza di cambiamento.