C’è qualcosa che vien fuori dopo la vicenda di tzia Chiarina Mocci, la nonnina morta nel 1975 e resuscitata da Abbanoa con una bolletta da 108 euro per un consumo di 603 metri cubi d’acqua e un avviso di riscossione da 1442 euro. Una vicenda che ha de surreale, ma c’è di più. Infatti “quella che sto per raccontarvi è una storia vera. Verissima. Accaduta nel terzo millennio nell’isola di Sardegna. Tzia Chiarina, nonnina di Orosei, ha lasciato la terrena Baronia nel lontano 1975, alla veneranda età di 93 anni. Senza figli e senza eredi. La casa pare l’abbia destinata alla Chiesa, che l’ha tenuta inutilizzata. Mai e poi mai avrebbe potuto immaginare di poter sottoscrivere da defunta un contratto con la famelica società sanguisuga che gestisce l’acqua nell’indifesa isola di Sardegna”, scrive Mauro Pili sulla sua pagina Facebook, “eppure, a ridosso del ventesimo anno dopo il Grande Giubileo di Cristo, Abbanoa è riuscita solo laddove il Messia era riuscito, la resurrezione.

Incline ai miracoli, la società che toglie ai poveri per sprecare i soldi nell’eremo dello spreco ha saputo fare quello che nessuno aveva mai osato solo pensare: contrattualizzare i defunti cioè a far pagare l’acqua a coloro che pur essendo morti e sepolti avevano lasciato nella terrena dimora casa vuota e abbandonata”.
Quarantaquattro (44) anni dopo la sua serena dipartita tzia Chiarina è stata richiamata a saldare i debiti “eppure il diavolo si sa fa le pentole ma non i coperchi, perché di questa storia non sia sarebbe saputo niente se la società non avesse incardinato un sistema di distribuzione delle bollette pari a quella del porta a porta, dove ferisce ferisce (abì ferridi, ferridi)”.

Pili sostiene che “Abbanoa, pur avendo tentato l’arduo esercizio della resurrezione di inesistenti clienti, non ha saputo adeguarsi alle più elementari disposizioni del magistero cristiano. E del resto dopo aver tentato il ritorno alla vita di tzia Chiarina avrebbe dovuto esercitare il sacramento della Penitenza che offre al peccatore la “possibilità di convertirsi e di recuperare la grazia della giustificazione”. Niente da fare! Abbanoa non solo non si pente ma persiste con pratiche aggressive, infondate e persino stregonerie di dubbio gusto”.

La signora Chiarina Mocci da Orosei (inutile tentare di mantenere la privacy, tanto la nonnina non ce ne vorrà dopo 44 anni dalla sua dipartita) avrebbe oggi 137 anni, “eppure questa storia, vera e documentata, apre involontariamente o magari per divina provvidenza l’armadio degli scheletri di questa società blasfema che osa perseguire persino i morti”, scrive Pili.
Il leader di Unidos aggiunge: “La domanda è semplice: com’è possibile che una signora di 93 anni passata a miglior vita 44 anni fa riceva una bolletta di Abbanoa, società nata nel 2006?”, e qui si entra nel fitto del mistero: “Chi ha firmato quel contratto? Chi si è preso la briga di incrociare i dati del 1975 con quelli delle utenze di Abbanoa nata nel 2006?”, domanda Pili ironicamente aggiungendo che “Abbanoa, oltre a tentare la resurrezione, si è applicata anche nel campo della reincarnazione, cercando di trasformare il diavolo in acqua santa”.

Qui Pili entra nel vivo della notizia: “Non si spiega diversamente il motivo per il quale alle soglie del 2016 Abbanoa abbia bandito una gara d’appalto per predisporre un nuovo sistema informativo-informatico per gestire la bollettazione e quant’altro, compresa la banca dati di 750.000 utenti, e l’abbia affidato, udite udite, alla fabbrica che produce missili, bombe e che gestisce di fatto i poligoni militari di Quirra, Teulada e Capo Frasca. Cosa c’entra – dice Pili – la società di Camillo Crociani, l’uomo che porto di fatto alle dimissioni dell’allora capo dello Stato Giovanni Leone? Cosa c’entra la Vitrociset con Abbanoa e le sue bollette fuori controllo? Per capire di cosa stiamo parlando dobbiamo fare un passo indietro per capire chi è Camillo Crociani e cosa fa la Vitrociset”.
Il fondatore della fabbrica di missili, aerospazio e aerei da combattimento fu protagonista di uno dei più grandi scandali di corruzione al mondo, lo scandalo Lockheed. Lui scappò e si riparò a Città del Messico prima di essere raggiunto da un mandato di cattura internazionale. “La Vitrociset, la sua società, però, continuò nel suo lavoro, anzi. Sotto l’egida della seconda moglie e della giovane figlia la società incontrò fasti insperati, sino ad arrivare ai vertici dello Stato”, spiega Pili, che aggiunge: “Ancora oggi controlla i sistemi delle più delicate strutture di sicurezza della Repubblica, armamenti tra i più sofisticati, missili e bombe, aerei, sino agli apparati dell’ultima generazione degli F35. In Sardegna non c’è foglia che si muova che Vitrociset non voglia, da Capo Frasca a Quirra, passando per Teulada. Si occupa di tutto e di più. E nessuno la tocca, non foss’altro che negli ultimi anni è stata guidata da un signore che si chiama Mario Arpino, che nella vita ha fatto il Capo di Stato Maggiore della Difesa. L’uomo più potente a capo di Esercito, Aeronautica e Marina che lascia le pubbliche stellette e si mette a servizio della potente società privata. Generali al servizio del dollaro armato”, denuncia Pili.

“E’ la Vitrociset, con la smania di mettere le mani ovunque che si candida a governare Abbanoa, la società che distribuisce o dovrebbe distribuire acqua in lungo e in largo per la Sardegna. La gara d’appalto di Abbanoa – spiega Pili – ha un titolo complesso ma in sostanza si cerca una società che gestisca il sistema informatico-informativo di 750.000 utenti. Roba per gente esperta, ma non tanto esperta da saper lanciare missili, satelliti e mettere le mani tra F35 da combattimento. E, invece, vince Vitrociset. Appalto da una vagonata di soldi: oltre cinque milioni di euro per rifare software e la sua gestione, ricaricare e aggiornare i dati”.

“ Il risultato è tanto catastrofico quanto il silenzio che regna sulla vicenda. Secretata, come se il segreto di Abbanoa dovesse restare chiuso nelle segrete mura in eterno. Peccato che siano inciampati su tzia Chiarina da Orosei, morta 44 anni fa e titiolare di una bella boletta da 108 euro e di un avviso di consumo per 1442 euro. Mi domando – dice Pili – come sia stato possibile un tale errore di una signora deceduta 44 anni fa sia finita nelle grinfie di Abbanoa che allora nemmeno esisteva”.
“Ora la missione di Vitrociset e Abbanoa è miseramente fallita, appalto rescisso – spiega Pili chje afferma di avere in mano i documenti -, con Abbanoa che chiede alla società missilistica 55 milioni di danni. Roba da mille e una notte. Dai verbali del contenzioso si legge di tutto con un passaggio: ‘Vitrociset nella migrazione dei dati dal vecchio sistema a quello nuovo ha commesso un errore madornale (secondo Abbanoa), e il risultato è che tutti i dati sono andati a farsi benedire”. Persi per un black out?

“Una catastrofe. 750 mila file infilati in caselle sbagliate, una migrazione finita in faida, numerica e alfanumerica! Contenzioso milionario. Il sistema ‘Blu Siris’ va a put… e il contratto con Vitrociset viene lanciato su Marte. Le accuse sono pesanti: 1) non sono stati forniti, o lo sono stati tardivamente, forniti parti fondamentali e irrinunciabili dei processori; 2) mancato funzionamento di intere parti del sistema previste nel progetto e, soprattutto, il mancato intervento per correggere e risolvere i problemi di funzionamento; 3) nessuna o irregolare assistenza contrattuale manutenzione applicativa, non eseguita nei tempi, modi e garanzie definite; 4) e poi il cuore del problema da cui certamente nasce il caso di tzia Chiarina. La mancata corretta esecuzione della migrazione dei dati da vecchio a nuovo sistema, che risultava eseguita, in parte, con generazione di rilevanti alterazione di dati; 6) nessun documento in grado di rendere Abbanoa autonoma nell’operatività a regime;
“Abbanoa è un fiume in piena contro Vitrociset: del tipo ci eravamo tanto amati, adesso ci caviamo gli occhi. La società della risurrezione scarica ogni problema a quel contratto fallito, mancate bollettazioni, ritardi, mancata applicazione di norme. Vitrociset se ne frega e fattura tutto o quasi e Abbanoa paga, in parte, ma paga. Fatture – afferma Pili – emesse per 5.301.961,16 di euro oltre Iva, liquidate e pagate da Abbanoa per 3.443.486,94 euro, oltre Iva naturalmente. Un bagno di sangue, ovviamente sempre con i soldi dei sardi”.

“La citazione di Vitrociset è roba da jackpot. Abbanoa avanza una richiesta di risarcimento verso Vitrociset di oltre 15 milioni di euro – conclude Pili -, mentre per adesso chiede di fatto altri 40 milioni di euro per le fallimentari economie gestionali. Però…lasciate in pace tzia Chiarina”.