Le due piaghe dell’infanzia in Sardegna sono la povertà relativa e la dispersione scolastica. Lo certifica il decimo “Atlante dell’infanzia a rischio” di Save the children, presentato questo pomeriggio a Sassari con una serie di dati da cui emerge che nell’isola il 35,1% dei minori vive in condizioni di povertà relativa: è un dato ben al di sopra della media nazionale, che si attesta al 22%.

“Quando si parla di povertà relativa non dobbiamo pensare solo alla condizione economica dei bambini e degli adolescenti – spiega Elena Scanu, curatrice dell’Atlante – c’è anche la povertà educativa e culturale e la povertà di rapporti sociali, che creano una disuguaglianza e si traducono nella mancanza di opportunità per sviluppare le proprie capacità, il talento e la personalità”. Alla presentazione del dossier, nei locali dell’ex Infermeria San Pietro, c’erano gli assessori del Comune di Sassari Rosanna Arru e Antonello Sassu, la garante per l’infanzia della Regione Sardegna, Grazia Maria De Matteis, la responsabile nazionale delle politiche educative dell’Uisp, Maria Pina Casula, e Carlotta Bellomi, capo unità di Save the Children per la scuola.

“Lavoriamo con le scuole per prevenire la dispersione, interagendo con docenti, studenti e famiglie perché solo intervenendo a tutti i livelli si ottengono risultati”, spiega Bellomi parlando dei dati sulla dispersione scolastica, che in Sardegna è al 23%, la sola con Calabria e Sicilia a superare il 20%, mentre la media nazionale è del 14,5%. “Siamo presenti nel territorio con diverse iniziative supportate dalle istituzioni locali – conclude – in primis ‘Punti luce’, luoghi che offrono ai bambini l’opportunità di accedere a risorse e attività culturali, diventando un presidio contro la dispersione scolastica”.