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Identità, suggestione e mistero: la sfilata delle maschere tradizionali di Boes e Merdules, a Ottana, è una pratica che affonda le radici in antichi riti pagani e ripercorre momenti di vita agropastorali legati al clima e al raccolto.

Il paese della Barbagia al confine con la valle del Tirso, di poco più di duemila abitanti, si spoglia del suo recente passato industriale e ripercorre i riti antichi delle maschere di un tempo: i Boes sono riconoscibili dalle lunghe corna, i Merdules da una maschera che ritrae la figura dell’uomo dai tratti deformi che tiene le redini del bue (Su boe, appunto) entrambi con il loro carico di campanacci e bisacce. Infine Sa Filonzana, la donna che fila la lana come fosse la vita. Una rappresentazione dell’animale e del suo suo padrone, che ripropone un pezzo di vita antica del piccolo centro, quando avere un giogo di buoi era quasi tutto per sfamarsi e che è andata in scena lo scorso weekend in occasione della 24/a edizione di Autunno in Barbagia: la manifestazione itinerante conosciuta come Cortes Apertas promossa dalla Camera di Commercio di Nuoro e dall’Aspen e che nelle stesse giornate, aveva come tappa oltre a Ottana anche Aritzo nella Barbagia di Belvì. Migliaia di visitatori hanno affollato le vie del paese. Proprio la sfilata delle maschere tra le vie del centro ha catalizzato l’attenzione del pubblico.

“E’ stato un momento di pura suggestione – ha spiegato Cristian Meloni, assicuratore – sono quelle cose che ti riportano a una società antica e che ti catturano al di là della rappresentazione facendoti sentire parte di quella società, che ha lasciato in questi borghi una traccia identitaria indelebile. Imperdibili, in ogni angolo del paese la dimostrazione della lavorazione delle maschere degli artigiani esperti, che ha regalato ai visitatori una interessante esperienza. Le maschere insieme all’ex cattedrale di San Nicola, il monumento in stile romanico della ex Diocesi di Ottana, sono state le due calamite dei visitatori”.

Cinquecento metri più in alto, anche Aritzo – borgo di montagna cinto dalle foreste più importanti del centro Sardegna – ha spalancato le sue cortes per Autunno in Barbagia. Nelle stradine lastricate del paese, dove si affacciano case in pietra e balconi in legno o ferro battuto, il pezzo forte del weekend è stato la Sagra delle castagne e delle nocciole, che ha portato ad Aritzo una marea umana difficile da contenere.

“Le castagne erano proposte in tutte le salse così come pure le nocciole – ha raccontato Emanuela Peru, fisioterapista – si potevano raccogliere nei vari parchi comunali, mangiare appena cotte con un buon bicchiere di vino, ma anche sotto forma di dolci tipici. Altra specialità del posto è stata Sa Carapigna, un delicato sorbetto al limone confezionato lavorando limone, zucchero e acqua nelle apposite sorbettiere. In questo borgo immerso tra le montagne del Gennargentu ci sono angoli suggestivi con abitazioni molto antiche, tra tutti spicca l’edificio settecentesco delle vecchie carceri spagnole con le antiche celle utilizzate come spazi espositivi per la mostra “Bruxas”, dedicata alla magia e alla stregoneria. Un paesino incantevole sia dal punto di vista paesaggistico che della storia e delle tradizioni”.