Gravissima, inaccettabile, irrazionale. Questa è la situazione dell’Aias  oggi.

Un’associazione gestita da un gruppetto di dirigenti con annessi consiglieri che hanno portato in pochi anni l’Aias al limite del disastro economico  considerata la richiesta di istanza fallimentare fatta dal sostituto Procuratore Caria.

Possibile che non abbiano ancora deciso di dimettersi,  di passare la mano, di chiedere loro stessi di essere commissariati? Possibile che non si sentano i primi responsabili del disastro compiuto? Evidentemente non considerato che hanno deciso di spendere un altro bel po’ di soldoni per  le consulenze di nuovi legali, commercialisti e advisor.

E questi onorari, con quale denaro verranno pagati? Denaro personale o denaro dell’associazione? Qualcuno dirà: “Non sono fatti vostri!”. Errore! Ormai sono tutti fatti nostri! Sono fatti nostri eccome visto che ognuno di noi è in arretrato di 11 mensilità oltreché, teniamolo sempre ben presente, questa associazione vive grazie ai soldi pubblici.

Per cui d’ora in avanti ci vuole massima chiarezza su tutto e pretendiamo di sapere da dove proviene ogni singolo euro utilizzato per pagare ognuno di questi singoli super consulenti. A meno che questi non lavorino gratuitamente come stiamo facendo noi.

Non possiamo più fidarci di chi ci ha portato sull’orlo del fallimento. Dirigenti che dopo la scomparsa del Presidente Bruno Randazzo creatore della “Ferrari” Aias, si sono autoproclamati  ognuno a capo di qualcosa. Ruoli “ereditati”. Ruoli ereditati che oggi, dopo 7 anni dalla scomparsa del  Presidente (che in confronto era un gigante), possiamo affermare, non meritati.

Però, per un attimo, proviamo a fare l’avvocato del diavolo e diciamo: “L’associazione è loro, vogliono gestirla così? Pazienza…  fallirà!”. Proprio per niente! Perché l’associazione sarà pure “loro” (per modo di dire perché le associazioni non possono essere di nessuno), ma i soldi sono pubblici! Allora non ci stiamo! Non va bene perché se i soldi per mettere la benzina alla Ferrari te li da Mamma Regione e tu ogni due per tre vai a schiantarti contro ogni muro e palo che incontri, non va più bene e mi rendi le chiavi della Ferrari. Oppure te la lascio ma i danni che hai fatto te li paghi tu così come ti paghi la benzina che ti serve per farla camminare.

La  loro inerzia e inadeguatezza e la loro incapacità gestionale ci ha portati a un filo dal fallimento che quasi certamente è solo stato rinviato. Ci ha tolto l’aria. È proprio un malessere fisico quello che abbiamo. Ci manca l’aria e quando diciamo che ogni giorno moriamo un po’ di più non esageriamo. Ci sentiamo morire.

Tre giorni fa l’assenza dei rappresentanti legali al Tavolo Tecnico in Regione non suffragata da alcun preavviso e giustificazione ha portato il Direttore Generale a comunicare al Commissario Straordinario dell’Ats  che il Tavolo Tecnico sarebbe stato sospeso. Verrà inoltre valutata la sospensione di tutte le proposte conciliative formulate nel corso dei lavori del tavolo stesso.

Cos’altro aggiungere? Anche al Torneo di Calcetto del Dopo Lavoro al Ferroviario se non puoi andare avvisi. Incredibile! Maleducazione, supponenza, arroganza allo stato puro.

Che dire poi della rabbia che ci ha provocato il pagamento di venerdì 8 novembre di circa un 66% dello stipendio di ottobre (retribuzione maturata nei 20 giorni  dal 10 al 31 ottobre) seguita dalla richiesta fatta ai sindacati di sospendere lo stato di agitazione dei lavoratori? Questi due atti, sincronizzati (pagamento di 20 giorni + richiesta sospensione sciopero), hanno fatto andare via di testa anche i più pacati tra noi.

Perché anche al più mite dei bonzi tibetani verrebbero le convulsioni e andrebbe in escandescenza davanti ad una richiesta del genere. Dodici mensilità arretrate e cosa fanno i super consulenti? Decidono non solo di “elemosinarci” ben 800 €, ma ritengono anche che questo sia un valido motivo per interrompere lo stato di agitazione. Beh certo, dopo uno sforzo del genere fatto in seguito a “soli 72 giorni” passati con un 80% di una mensilità, è più che giusto chiedere una cosa del genere ai sindacati. Non solo. Hanno anche la faccia di comunicarlo ai Commissari Giudiziali. Naturalmente noi martedi 12 e mercoledì 14 saremo tutti lì in strada a manifestare per i nostri diritti.

Credeteci, è difficile restare sereni dopo che si subiscono certe ingiustizie. Perché questo è solo l’ultimo di una serie di atti ingiusti che tutto possono generare  meno che la serenità di cui abbiamo bisogno. Atti come questi ci fanno solo stare piu male. Ci fanno aumentare la rabbia. Una rabbia che cresce perché allo stesso tempo dobbiamo umiliarci e prendere comunque quell’elemosina. Avremmo voluto sbattergliela in faccia a tutti questa elemosina e invece abbiamo dovuto accettarla. Perché dobbiamo pagare le bollette della luce, dell’acqua, i mutui e le rate dei prestiti che abbiamo dovuto fare. Con la rabbia che aumenta cresce sempre più anche la convinzione che questa richiesta di andare al concordato sia solo una perdita di tempo.

Ci appelliamo ai Magistrati anche per questo. Ora lo facciamo a parole, dopo averlo già fatto in passato nei modi canonici. Fermate questo sconcio. Mettete fine a questo dramma. Intervenite come potete bloccando questa situazione. Metteteci “in sicurezza economica e psicologica”. Lo chiediamo anche ai Commissari Giudiziali: terminati questi lunghi 60 giorni, non concedete altro tempo. Ogni giorno che passa il debito aumenta di decine e decine di migliaia di euro.

A lei assessore chiediamo invece di provvedere a togliere le convenzioni a chi, da anni, dimostra di non avere i requisiti per poterle avere. Si, è vero, un giudice del Tribunale di Sassari ha ordinato in passato  di ripristinare loro le convenzioni dopo che  vennero sospese. Ma questo avvenne ben prima dei risultati venuti fuori dal Tavolo Tecnico e dalla Commissione d’Inchiesta. Oggi nessun giudice, preso atto di  questi nuovi dati, avrebbe preso quella decisione.

Mettete la parola fine a tutto questo e chi deve pagare, finalmente paghi.
E se così come ritiene il Sostituto Procuratore, l’unico modo per uscirne è il fallimento, che si proceda. Non possiamo più pensare neanche lontanamente all’eventualità di avere ancora, in futuro, queste stesse persone ad amministrare noi e le milionate di denaro pubblico che gli vengono erogate.

Lavoratori Aias