C’era una volta il Parco Naturale del Monte Arci, una delle zone più rigogliose e affascinanti della Sardegna centrale, un habitat unico, dove sorgono spontanee aziende agricole alimentari e alla cui falda gravitano i comuni di Ales, Marrubiu, Masullas, Mogoro, Oristano, Palmas Arborea, Pau, Santa Giusta, Siris, Usellus, Villaurbana, Villa Verde, Morgongiori: ed è proprio in quest’ultimo paese che comincia la nostra storia. Un copione già visto, che parla di convenienza economica e consumismo, l’ennesimo caso di una natura ignorata, maltrattata e messa da parte per soddisfare gli interessi e le tasche di pochi.

Tutto ha inizio nel primo pomeriggio di martedì 22 ottobre, quando residenti, agricoltori e allevatori notano la comparsa di un avviso, sul sito istituzionale del comune, attraverso il quale l’amministrazione chiama a sè gli abitanti del piccolo borgo per presentar loro lo “studio di impatto ambientale e il relativo progetto per l’intervento denominato Discarica per rifiuti non pericolosi presso l’ex cava di Serra Bingias“.

STOP. REWIND.

Analizziamo bene l’annuncio comunale: “Presentazione al pubblico dello Studio di impatto ambientale e del relativo progetto“.
Presentazione del progetto … Alea iacta est, i giochi, insomma, sono fatti, sembrerebbe. Come infatti leggiamo più avanti in questo avviso, che sa più di comunicato, “Il progetto origina dall’espressa volontà dell’amministrazione comunale di Morgongiori di valorizzare economicamente il sito dell’ex cava di perlite in loc. Serra Bingias e, con tale intento, le aree dell’ex cava sono state affidate in concessione alla società A&T Project Srl, proponente l’intervento, ai fini della realizzazione di una discarica“. La domanda sorge spontanea: perchè chiamare a raccolta i cittadini per “Avviare un’inchiesta pubblica nell’ambito della procedura di valutazione di impatto ambientale“, come titola (in maniera forse un po’ fuorviante) l’avviso? Forse per creare nei morgongioresi l’illusoria convinzione di aver preso parte al processo decisionale di una questione così importante per tutta la Marmilla? O, piuttosto, per ‘mettere le mani avanti’, cercando di tranquillizzare le persone sulla questione sicurezza? E qui arriviamo alla parte più importante della nota: la discarica “sarà provvista di cella dedicata a ospitare rifiuti contenenti amianto“. Sì avete letto bene, amianto. Ma non doveva trattarsi di una discarica per rifiuti non pericolosi?
E soprattutto, di quanto amianto parliamo? Il progetto prevede un impianto di una volumetria utile pari a 175.000 metri cubi, di cui ben 25.000 metri cubi conterranno i cosiddétti ‘rifiuti speciali’, ma non preoccupatevi, il comune assicura che verrà prestato massimo riguardo per “un ottimale drenaggio e allontanamento delle acque superficiali” e che “l’impianto sarà costituito, oltre che dal catino di stoccaggio dei rifiuti, anche da tutte le strutture necessarie per consentire il corretto svolgimento delle attività di smaltimento“.

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Tutti tranquilli quindi, di cosa aver paura? La sicurezza (e non i profitti, come molte malelìngue sostengono) è e sarà sempre al primo posto per i nostri politici, d’altronde, quando si tratta di sostanze pericolose, la Sardegna non ha rivali in quanto a tutela dell’ambiente e della salute delle persone, basti vedere come vengono gestite altre aree a rischio della regione.
Ah no.
E’ record per malattie e tumori tra il Sulcis Iglesiente Guspinese e Porto Torres.
Saranno sicuramente delle coincidenze, coincidente quotate in borsa o comunque fonte di proficui guadagni, ma pur sempre delle coincidenze.

L’unica cosa certa in questa situazione è che residenti, lavoratori, turisti e consumatori certo non immaginavano una discarica di amianto quando si parlava di valorizzazione del territorio, ma confidiamo nella buona fede e nell’oculatezza delle amministrazioni comunali affinchè Morgongiori e dintorni non diventino la nuova Lamezia Terme.