Appuntamento a Cagliari con il Karel Music Expo, il festival delle culture resistenti ideato e organizzato nel capoluogo sardo dalla cooperativa Vox Day, quest’anno alla sua edizione numero tredici: dopo la bella anteprima dell’altro sabato – 9 novembre – al Fabrik con Perry Frank e con Stuart Braithwaite, leader e chitarrista dei Mogwai, la manifestazione vive il suo clou in tre lunghe serate, da questo giovedì (21 novembre) a sabato 23, all’EXMA, il Centro Comunale d’Arte e Cultura in via San Lucifero, dove fa base per la prima volta.

Tiene banco la musica, come sempre, spaziando tra i generi e gli stili con tredici diverse proposte della scena nazionale e internazionale: in arrivo dalla Penisola The Winstons, i Julie’s Haircut, La Luna e i C’mon Tigre, dall’Austria gli Alpine Dweller, da Malta The Ranch, dal Regno Unito la scozzese Emme Woods, l’inglese Joey Collins e il gallese Matthew Frederick, mentre a rappresentare il panorama sardo saranno La Città di Notte, il duo Nunc, La Pioggia e il Luigi Frassetto Quartet.

Tanta musica, dunque, ma non solo, perché il Karel Music Expo è una vetrina multidisciplinare che promuove tutte le forme espressive estranee ai meccanismi della grande distribuzione; ecco, dunque, in cartellone, anche le installazioni dell’artista giapponese Makoto e del romano Daniele Spanò, le performance e le opere di Rugiada Cadoni, un incontro-dibattito di astronomia culturale con Agostino Piano, uno spettacolo formativo sulle dipendenze dalle nuove tecnologie, e una selezione di cortometraggi proposta in collaborazione con lo Skepto International Film Festival e laFondazione Sardegna Film Commission; il tutto sotto un titolo caratterizzante, “Generazioni”, suggerito dall’imminente epilogo di questo decennio, come spiega il direttore artistico Davide Catinari: “Ogni decade giunge alla sua conclusione attraverso una rappresentazione che ne traccia la memoria, così che ogni epoca possa essere ricordata in accordo con tutto quello che ha prodotto e ogni generazione per ciò che ha espresso. (…) Ma la percezione dell’alternarsi di diverse generazioni, soprattutto durante il secolo appena trascorso, ha reso memorabili diversi passaggi di consegne, come quello tra le due guerre mondiali o la rivoluzione culturale, e giovanile, che dalla fine degli anni ’60 in poi ha contribuito a creare un immaginario immenso, denso di simboli, volti, oggetti, suoni, mode e modalità che hanno segnato gli ultimi cinquant’anni della storia di questo pianeta, trasformando per sempre l’idea stessa della nostra vita”.

  • Al via giovedì 21

Si comincia, dunque, questo giovedì (21 novembre), con una scaletta fitta di appuntamenti, presentati – in questa come nelle successive serate – da Paola Masala. L’apertura, alle 19, è nel segno delle cinema con la visione di tre cortometraggi in linea col tema proposto dal Karel Music Expo, selezionati dalla commissione artistica dello Skepto International Film Festival, la rassegna cagliaritana giunta lo scorso aprile alla sua decima edizione: “Parru pi tia” (15′), diretto dal palermitano Giuseppe Carleo, “How I Didn’t Become A Piano Player” (18′), produzione inglese per la regia di Tommaso Pitta, e “Bitchboy” (15′), dello svedese Mans Berthas.

La musica sale alla ribalta alle 21, con il primo dei quattro set in programma nella serata inaugurale che si avvicenderanno sui palchi allestiti in due diversi spazi dell’EXMA: quello montato nella sala conferenze del centro culturale di via San Lucifero, e quello della Sala Showcase all’interno di una tensostruttura appositamente allestita nel cortile.

In apertura, riflettori puntati sul cantautore e producer inglese (di Nottingham) Joey Collins: la sua musica è introspettiva e emotiva, con influenze di artisti come Jeff Buckley, John Frusciante, Elliot Smith, Richard Ashcroft e Eddie Vedder.

Blues e cool jazz incontrano la canzone italiana nella proposta di La Città di Notte, band cagliaritana nata dall’incontro di quattro musicisti – Diego Pani (voce), Andrea Schirru (tastiere), Edoardo Meledina (contrabbasso) e Frank Stara (batteria) – provenienti da diverse band del panorama musicale sardo (King Howl, Dancefloor, Stompers, Stone Seeds), accomunati dalla passione per la musica afroamericana e lo swing italiano degli anni Cinquanta.

Gioca in casa anche La Pioggia, altra formazione isolana, germogliata nel 2016 da un’idea di Andrea Cannucci in collaborazione con Giuseppe Aledda. Dopo un periodo di scrittura orientata al cantautorato classico, il progetto ha dato forma a una produzione più libera ed eterogenea, consegnata alle tracce dell’album “Anime in piena”. L’anno scorso la formazione è diventata stabilmente un quartetto composto da Andrea Cannucci alla chitarra e alla voce, Mauro Bin Frau alla batteria, Francesco Perra alla chitarra e Giuseppe Aledda al basso.

Finale di serata in crescendo con i Julie’s Haircut, band emiliana in attività già dal 1994 e devota a suoni spaziosi e ipnotici. La sua musica si è evoluta nel tempo dal garage-rock degli esordi fino a territori più sperimentali, concentrandosi su improvvisazione e ricerca sonora, senza perdere contatto con il groove e la melodia che l’ha sempre caratterizzata. È del mese scorso il nuovo album, “In The Silence Electric”, per la prestigiosa etichetta inglese Rocket Recordings. Sul palco del Karel Music Expo, a partire dalle 23 circa, Nicola Caleffi (chitarre, tastiere, basso, voci), Luca Giovanardi (chitarre, tastiere, basso, voci), Andrea Rovacchi (tastiere, percussioni), Andrea Scarfone (chitarre, basso) e Ulisse Tramalloni (batteria, percussioni).

A precedere il set dei Julie’s Haircut, la prima della serie di perfomance che verranno proposte ogni sera da Rugiada Cadoni, presente al festival anche con un’installazione di sue opere. Visual artist, performer, fotografa, designer, Rugiada Cadoni è interessata al tema dell’identità, al modo in cui immagini di ogni tipo (TV, stampa, internet) condizionano la percezione. Per questo si appropria, devia, decostruisce queste immagini che, come erede della Pop Art, rielabora facendole uscire fuori dal contesto e giustapponendo elementi diversi: arte come provocazione di ambiguità e attenzione alle forme minimali e non spettacolari con atti spontanei derivanti da una costante riflessione concettuale.

Con la prima giornata del festival, si inaugurano anche le altre due proposte di ambito artistico che si potranno apprezzare ogni sera all’EXMA. La parete accanto alla tensostruttura sarà lo sfondo di “Fino a qui”, opera dell’artista, scenografo e regista Daniele Spanò, che trasforma la facciata dell’edificio in una superficie luminosa, dinamica e funzionale al racconto, attraverso l’uso della videoproiezione e del suono, in cui l’architettura acquisisce nuove funzionalità attraverso deformazioni e distorsioni visive e sonore dal sapore surreale.

All’interno di una delle torrette dell’EXMA trova invece spazio l’installazione “Codice G.N.R.” di Makoto, artista giapponese profondamente influenzato dalle rappresentazioni corporee del rinascimento italiano, che qui si fonde con il minimalismo del Sol Levante: per il Karel Music Expo, Makoto espone una delle sue “Nukegara” (“spoglie”) ottenute con tessuti induriti col gesso, proiettando un cortometraggio da lui realizzato sul tema di “Generazioni”.

  • Il programma di venerdì 22

Si apre all’insegna del cinema anche la seconda serata del festival (venerdì 22): in visione, con inizio alle 19, tre cortometraggi che fanno parte del progetto “Visioni Sarde”, vetrina istituita dalla Fondazione Sardegna Film Commission per promuovere su scala nazionale e internazionale il cinema di qualità prodotto in Sardegna e valorizzare i giovani talenti isolani; ecco dunque “Il nostro concerto” di Francesco Piras (2018), che racconta la nascita di un’amicizia tra un pensionato cagliaritano e una pianista tedesca, tramite una chat-room musicale di “Superstar”. L’umanità semplice degli abitanti dell’antico rione popolare di San Donato, del centro di Sassari, è lo scenario in cui si svolge “La notte di Cesare” (2018), del filmmaker sassarese Sergio Scavio, che sarà presente alla proiezione: una storia in cui un anziano solitario, si ritrova a badare al figlio della sua vicina, di origine straniera, dando vita a un rapporto che travalica l’età e le differenze culturali. Un originale sguardo contemplativo caratterizza invece “The wash – La lavatrice” (2018), in cui il regista cagliaritano Tomaso Mannoni – anche lui ospite della serata – dipinge i chiaroscuro della quotidianità a Capo Teulada, sede del noto poligono militare, tra “panni lavati” (letteralmente e metaforicamente), militari che vivono il territorio sardo come un campo di battaglia, mentre aumentano i decessi per tumore riconducibili alle esercitazioni militari. Una denuncia suggerita, mai cavalcata, in un silenzio assordante, sullo sfondo di un paesaggio contemporaneamente bellissimo e terribile.

La musica comincia alle 21 con il duo Nunc dei sassaresi Manuel Attanasio (voce e elettronica) e Peppino Anfossi (violino e effetti): un progetto di sperimentazione vocale e strumentale con riferimenti eterogenei ad artisti come Meredith Monk, Demetrio Stratos, Fatima Miranda, Astor Piazzolla, Kronos Quartet, Bjork, Mike Patton.

Secondo set con gli Alpine Dweller, formazione in arrivo dall’Austria, sotto la cui insegna si riconoscono i giovani musicisti Joana Karácsonyi, Flora Geißelbrecht e Matthias Schinnerl: un trio che unisce stili apparentemente incompatibili, fondendo influenze di musica folk con il sofisticato cantautorato urbano e combinando musica tradizionale di regioni lontane con il pop, attraverso un’ampia gamma di strumenti come la chitarra, l’ukulele, jaw harp, viola, arpa e percussioni.

Matthew Frederick, sul palco della sala showcase nel terzo set della serata, fonde un amore precoce per i cantautori classici con influenze più recenti, per creare una miscela distintiva e senza tempo di pop, indie-folk e blues, con un tocco di Cymrucana e una buona dose di classica contemporanea. Leader della band Climbing Trees, il musicista gallese, dal suo debutto nel 2011 ad oggi, ha pubblicato quattro album, due EP e undici singoli.

Preceduti da una nuova performance di Rugiada Cadoni, nei panni del suo irriverente e autoironico alter ego Rugy Pop, chiudono la serata i C’mon Tigre, un duo intorno al quale ruota un collettivo di musicisti di varia provenienza, muovendosi fra tradizione e sperimentazione. Il progetto nasce nel bacino del Mediterraneo e germoglia agli angoli delle grandi città raccontando l’Africa, per fascinazione, con una linea curva che parte da San Diego e finisce a Bombay. È del 2014 il loro primo album che li ha portati a suonare nei principali club e festival italiani ed europei; “Racines” è il nuovo disco, uscito lo scorso febbraio. I C’mon Tigre (voce, synth, chitarre) saranno sul palco con Beppe Scardino (sax, synth), Marco Frattini (batteria, synth), Pasquale Mirra (vibrafono, synth) e Tiziano Bianchi (tromba, flicorno, synth).

  • Sabato 23 la terza e ultima giornata

La terza giornata del Karel Music Expo si apre alle 17 con l’incontro-dibattito “Maideus – La tradizione orale della Sardegna ed il Regno di Crono” condotto da Agostino Piano, studioso di tradizioni, operatore culturale, che da oltre dieci anni si occupa di “astronomia culturale” ricercando nei siti archeologici i riferimenti astronomici a cui si ispirerebbero i racconti tradizionali locali.

A seguire, una produzione originale di Vox Day su progetto di Simona Pinna, educatrice professionale ed esperta in politiche di intervento su minori a rischio, dell’Associazione Punto a Capo Onlus, che affronta nuove forme di dipendenza, tra cui quella da smartphone e tecnologie, trasversali a tutte le fasce d’età, che vanno pericolosamente a incidere nelle relazioni interpersonali e sociali. L’evento, dall’eloquente titolo “Chat, si gira!”, è uno show tragicomico, condotto da Elio Turno Arthemalle, in cui si mette in scena “dal vivo” una chat “virtuale”, in cui il pubblico è chiamato a interagire, sotto la supervisione dello psicologo Stefano Frau.

Cinque i set musicali che dalle 21 si susseguiranno nella terza serata del KME. Apre la serie il quartetto di Luigi Frassetto, musicista e compositore sassarese con esperienze nell’underground italiano e britannico e studi presso il prestigioso SAE Institute di Londra. È dello scorso gennaio “33 ⅓”, album di debutto che spazia dal lounge all’esotismo, all’avanguardia. In concerto, insieme a lui alla chitarra, suonano Marco Testoni (tastiere e theremin), Edoardo Meledina (basso) e Lorenzo Falzoi (batteria e percussioni).

Soul, grinta e espressività caratterizzano Emme Woods, al centro dei riflettori nel secondo atto della serata (Sala Showcase). La ventiquattrenne cantante scozzese ha da poco firmato il suo debutto discografico, “It’s ma party”, che mescolando influenze rock ‘n’ roll e blues e echi degli anni Sessanta mette in luce la sua voce personale e il suo notevole talento musicale.

Da un’isola all’altra: da Malta arrivano The Ranch, voce (Egle), chitarra (Andrew Francica), basso (Zir) e batteria (Banjo Ranchio) per una formazione dal suono potente, pieno di colore e contemporaneo. All’attivo concerti in giro per l’Europa e tre album, “Cuckoo Island” (2015), “100 smiles an hour” (2017) e il più recente “Together to get here, to get here together”.

Altra voce femminile nel quarto set con La Luna, band elettro-pop fondata nel 2014 dalla cantautrice Luna per sperimentare nuove sonorità e approcci musicali. Volata diciottenne a Londra, dove forgerà per un anno la sua parte artistica, al suo rientro in Italia, nel 2010, Luna viene scoperta dal produttore Alex Marton, insieme al quale farà uscire il suo primo singolo “Il giro del Mondo”, e con cui è tornata a collaborare dallo scorso anno. Sul palco del KME in versione acustica, la formazione vedrà la voce di Luna accompagnata dalla chitarra di Filippo Scandroglio.

A fine serata, dopo una nuova performance di Rugiada Cadoni, chiudono il cartellone The Winstons, power trio – tastiere, basso e batteria – formato dai tre fratelli Linnon Winston, Rob Winston e Enro Winston, al secolo, rispettivamente, Lino Gitto, Roberto Dell’Era e Enrico Gabrielli. Si presentano dal vivo come la migliore time-machine anni sessanta e settanta, ma non sono revival, piuttosto un’anima di puro stile rock’n’roll. Hanno esordito con un fortunatissimo e acclamato album di matrice canterburiana (The Winstons, AMS record 2016), seguito da concerti, happening, un dvd live sul primo tour, un quarantacinque giri in omaggio al post punk inglese e, ancora, la riproposizione di “Pictures at an Exhibition” di Mussorgskij. È dello scorso maggio il nuovo album, “Smith”, che annovera ospiti come Nic Cester dei Jet, Mick Harvey dei Bad Seeds, Richard Sinclair dei Caravan, Rodrigo D’Erasmo e Federico Pierantoni.