In questi giorni si è ravvivato, in Italia, un dibattito di fondamentale importanza sul futuro della sinistra, anche grazie alla costituente delle idee del PD (e in particolare ai contributi di personalità esterne come Landini, Barca, ecc), che sembra andare nella giusta direzione anche se ovviamente si tratta ancora di passi incerti. L’auspicio è che in Sardegna, anche grazie alla forte presenza di una sinistra progressista organizzata, si possa avviare un percorso simile.
Sembrano trascorsi anni e invece sono passati pochi mesi, in realtà poche settimane, da quel brutto periodo di egemonia salviniana e da quel clima di odio e propaganda che arrivava da chi, occupando una delle più importanti cariche istituzionali, pretendeva “pieni poteri”. Inoltre in questi mesi è terminata, io aggiungo finalmente, l’incomunicabilità tra centrosinistra e il movimento 5 stelle. In questa situazione, comunque estremamente difficile e fragile, si stanno portando avanti delle politiche a dir poco insperate: iva, taglio del cuneo fiscale, abolizione del superticket, aiuti per gli asili nido, ecc.
Ad ogni modo, la sinistra ha pagato e sta pagando (nel mondo) l’incapacità di rispondere al grande tema dell’aumento delle diseguaglianze che -in riferimento a quelle di tipo economico- ha coinvolto anche i ceti medi, sempre meno protetti e fortemente indeboliti. I cittadini coinvolti in questo impoverimento hanno riposto le loro speranze, non solo in Italia, nelle nuove forze di destra che, sfruttando le paure e veicolando messaggi pericolosi, promulgano ricette e soluzioni antistoriche soprattutto nel campo dei diritti sociali.
Io credo che serva un centro-sinistra vero (col trattino a indicare un’alleanza salda tra un centro democratico e una sinistra forte e coesa) e che sia necessario lavorare in questa direzione partendo dalle idee e non dai nomi, dai simboli o tanto meno dagli organismi. In questa fase storica le idee stanno influenzando il dibattito politico, le scelte e di conseguenza i risultati elettorali più di quanto possano fare le macchine organizzative, gli esempi sarebbero numerosi e in certi casi evidentissimi (dibattito e manifestazioni sul clima, manifestazioni per i diritti lgbt, le “sardine” e, agli antipodi del mio pensiero sfruttando idee da brivido, la stessa lega nel sud Italia).
Serve partire dalle idee. Penso che, in una riflessione autocritica, servirebbe che tutto il centrosinistra avvii una grande fase costituente (il nome può essere anche diverso: stati generali, conferenze programmatiche, congressi per tesi, ecc.) per modificare l’impianto politico-culturale degli ultimi 15-20 anni. Bisogna ripartire da un’analisi critica del neoliberismo (abbracciato da larga parte del centrosinistra) per ragionare su come la modernizzazione non possa essere attuata senza un sensibile aumento della qualità ambientale e sociale. L’Europa è vista da tanti cittadini come una minaccia proprio perché questi cittadini non sono stati messi in condizione di vivere i grandi cambiamenti tecnologici e di integrazione come un’opportunità, a causa della mancanza di adeguate azioni politiche di protezione.
Serve un ripensamento strutturale della sinistra in Italia così come sta avvenendo in molte altre parti d’Europa e del mondo. Esistono esempi importanti: dal partito socialista portoghese all’accordo spagnolo tra psoe e podemos, dalle posizioni di Corbyn nel Regno Unito sino agli USA con le chiare idee di sinistra portate avanti da Sanders e dalla deputata Ocasio-Cortez.
Il maggior partito del centrosinistra italiano -il PD-, dal quale non si può prescindere per arginare la destra, ha avuto due scissioni negli ultimi anni. Scissioni che hanno coinvolto ex segretari e personalità di primo piano e questo non credo sia un fatto che possa essere ignorato dallo stesso partito democratico e dal resto del mondo di sinistra. Serve un ripensamento generale da parte di tutti, ripartendo dalle idee. Per ostacolare la destra è necessario toglier loro le ragioni che ne hanno determinato la crescita esponenziale. Questo serve in Sardegna, in Italia e nel mondo ancor prima che pensare di fondare nuove sigle.
La sinistra deve ricominciare a fare la sinistra, riprendendo la capacità di dialogo, di rappresentanza politica del lavoro e di critica nei confronti del capitalismo. Non è pensabile che questo compito di critica lo assolvano soltanto i giovani attraverso la giusta mobilitazione sul clima che ha come sfondo l’opposizione a un modello di sviluppo capitalista che non contempla l’esigenza di salvaguardia del pianeta.
Yuri Marcialis