A pochi giorni dall’ultimo sit-in alla Regione sulla crisi dell’edilizia in Sardegna arriva un’altra doccia fredda: la risoluzione del contratto della società Astaldi per la diga di Monte Nieddu, decisa dal tribunale di Roma. “Siamo davanti a una situazione di grave incertezza per il completamento di un’opera di importanza strategica fondamentale per tutto il territorio”, spiega la segretaria Fillea Cgil, Erika Collu evidenziando che “alla luce degli impegni presi anche dall’assessore, chiediamo un intervento immediato e autorevole della Regione perché sia garantita la ripresa del cantiere in tempi stretti”.

La Fillea sottolinea che c’è il rischio di un enorme spreco di risorse pubbliche, “anche perché, oltre alle gravi conseguenze legate alla mancata realizzazione dell’opera, il cantiere andrebbe messo in sicurezza con tutti gli oneri che ciò comporta”. Protesta anche la Feneal Uil. “Indignazione e sgomento – afferma Gianni Olla, segretario provinciale Cagliari – un’ulteriore ferita che il territorio non merita. Per l’ennesima volta la Diga di Monte Nieddu, nonostante le nostre ripetute denunce e richieste di intervento, corre il rischio di fermarsi, forse definitivamente”.

Sarà ancora battaglia. “Nonostante ciò noi non ci rassegniamo. Abbiamo il dovere di salvaguardare le ragioni forti della necessità di un’opera strategica per l’economia del territorio isolano e le possibili opportunità occupazionali ad esso legate. In un contesto, quale quello attuale, di opere pubbliche infrastrutturali bloccate occorre scongiurare la nefasta condizione di blocco dell’opera. Per questo motivo lanciamo un appello affinché ci sia una sollevazione popolare che, partendo dal coinvolgimento dei Comuni interessati riesca a fare breccia sulla Regione”, conclude il sindacalista.