Non è facile sapere esattamente che cosa stia accadendo in Iran in questi giorni. Quindi, non mi eserciterò nel dare il numero dei morti e dei feriti che non è possibile verificare in modo indipendente. Detto questo: il sostegno degli USA alle proteste è strumentale perché sono proprio gli “americani” con le loro sanzioni economiche ad aver aggravato la condizione di vita di milioni di iraniani e ad aver soffocato la ripresa economica di un paese che dopo anni di crisi stava finalmente rialzando la testa.

Si, è vero, migliaia di iraniani sono scesi nelle strade dopo l’annuncio dell’aumento del 50% dei prezzi del carburante. E poi ci sono rivendicazioni su maggiore libertà e rispetto di diritti civili. Le distanze tra una parte della popolazione, soprattutto quella più giovane, e le autorità stanno aumentando ed è proprio ciò che vuole Donald Trump. Anche le statue e i ritratti che rappresentavano il leader supremo Ali Khamenei sono stati bruciati in tutto il paese. Le forze di sicurezza hanno certamente usato la mano pesante nei confronti dei manifestanti ma questi ultimi rischiano di trasformarsi in vittime della speculazione americana che soffia sul caos interno al paese islamico dopo averlo causato o almeno acuito.

Alla fine, volendo colpire le autorità, i manifestanti fanno solo ed esclusivamente il gioco del governo che a ben diritto può affermare che a soffiare sul fuoco vi è, come sempre, il grande burattinaio americano che, questa volta, ha il ciuffo biondo platino di Trump.

Alessandro Aramu