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Poco competitiva. Ma almeno creativa, soprattutto nella valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Non solo mare, dunque. Nella classifica delle regioni europee innovative è solo alla 162/a posizione su 195. Ma la capacità di guardare al futuro sembra essere il punto di forza – e forse anche di ripartenza – della Sardegna secondo il terzo report su economia, imprese e territori, realizzato nell’ambito del progetto Sisprint di Unioncamere.

L’isola, sotto questo profilo, mostra di poter contare su elementi positivi come la propensione alle pubblicazioni scientifiche, la spesa pubblica per ricerca e sviluppo, l’incidenza delle vendite di prodotti innovativi per l’azienda o per il mercato di riferimento. I comparti a maggior grado di innovazione sono cresciuti del 22,8% fra il 2014 e il 2018, diversi punti percentuali in più, quindi, dell’intera economia (+14,3%). Una Sardegna che sta sfruttando al meglio l’abbinamento turismo-beni culturali ed ambientali. “Le attività produttive sono concentrate – ha detto Alessandro Rinaldi, dirigente dell’area economico statistica di Unioncamere – soprattutto nei grandi centri e nelle coste. Ci sono però, pur tenendo conto del fattore spopolamento, anche dei segnali di ripresa. Soprattutto dal turismo e dall’imprenditoria giovanile: le nuove generazioni cercano di fare impresa, l’importante è superare i primi tre quattro anni”.

C’è una crescente specializzazione dell’economia regionale nei servizi turistici e in quelli culturali, artistici, creativi, ricreativi e sportivi. “La Sardegna è la prima regione al sud – ha confermato Rinaldi – nei prodotti che arrivano cultura e creatività. Settori associati al turismo”. Buona la crescita delle reti intelligenti di energia, mentre l’Ict aumenta la sua occupazione poco meno del dato medio regionale. Non bene sotto il profilo della competitività, al 237/a su 268. Tra i punti di forza il buono stato di salute della popolazione, migliorato nell’ultimo triennio. Tutti elementi che si riflettono sulla tenuta e benessere sociale dell’isola, 230/a a livello europeo su 281 regioni e 253/a per il tasso di occupazione giovanile.