“La nostra vita non è un quiz, no docenti usa e getta”. È lo striscione sistemato questo pomeriggio in piazza Palazzo a Cagliari dagli insegnanti precari sardi nel corso di un sit-in per chiedere al Governo un percorso sicuro verso la stabilizzazione. In ballo c’è il futuro di circa cinquemila insegnanti sardi che lavorano anche da quindici anni a scuola. Ma senza certezze. Nel mirino dei manifestanti il decreto salva-precari. Che, come mostrato in un cartello durante la manifestazione, qualcuno definisce “ammazza precari”.

“Riteniamo improprio – spiegano i Cobas – il nome Salvaprecari del Decreto, poiché non salva tutti i precari ma solo pochi eletti, continuando a umiliare e a condannare molti di loro a ulteriori anni di precariato”. Maria Grazia Del Giudice, precaria da otto anni tra Università e scuola, contesta la selezione a quiz: “Il nostro destino – spiega – non può essere deciso dalle crocette dopo tanta esperienza e anni di lavoro. Chiediamo un percorso abilitante con selezione non in entrata, ma in uscita. Se perdiamo l’appuntamento con il prossimo concorso rischiamo di essere tagliati completamente fuori. Un altro elemento importante: con questo concorso rischiano di essere svantaggiati i territori meno popolosi come la Sardegna”.

Andrea De Giorgi, Cobas, chiede risposte da Roma: “Non si può rimandare da un governo all’altro la soluzione dei precari – spiega – oggi in Italia ci sono 150mila docenti non stabilizzati”. La data dei concorsi, uno straordinario e l’altro ordinario, non è stata ancora fissata.