In Sardegna la sua musica era arrivata già nell’800 ma si è diffusa solo intorno al 1930, nelle esecuzioni dei balli tradizionali ed era frequente il suo utilizzo per l’accompagnamento del canto. Sua maestà l’organetto, in sardo “su sonette” o “organittu”, è il principe dei balli in piazza in Sardegna, lo strumento che aggrega la comunità attorno a un cerchio: non c’è festa in Barbagia senza un organetto. Ogni paese ha i suoi musicisti che tramandano l’arte di padre in figlio.

E se un tempo si suonava a orecchio, cercando di riprodurre i balli cantati dai cori a tenore, ora i giovani suonatori frequentano le scuole civiche di musica e perfezionano la tecnica. Oniferi, paese della Barbagia di Ollolai, ha tenuto alta la tradizione, ed è proprio su questo strumento musicale che il paese ha puntato, dedicandogli una rassegna in occasione di Autunno In Barbagia, la manifestazione itinerante promossa dalla Camera di Commercio di Nuoro e dall’Aspen, che lo scorso weekend ha fatto tappa anche a Gadoni e Teti. Tra i musicisti Massimiliano Soru, 45 anni, figlio di Francesco, uno dei più grandi suonatori di organetto del passato. “Suono lo strumento da quando avevo sette anni – racconta Massimiliano – sentendo mio padre ho cercato di imitarlo, quando lui smetteva di suonare e riponeva l’organetto, lo prendevo io, ed è così che ho imparato a suonare. Ho iniziato a esibirmi a 13 anni per il gruppo di ballo di Oniferi, più tardi ho suonato per i gruppi di Nuoro e ho inciso quattro cd con le musiche di su passu torrau, su dillu, su ballu tundu e su ballu thoppu”. Il musicista di Oniferi si esercita tutto l’anno per poter partecipare alle diverse manifestazioni folkloristiche fuori e dentro la Sardegna.

“A differenza della fisarmonica che utilizza la scala cromatica, l’organetto usa la scala diatonica ed è uno strumento ‘bitonico’ ogni tasto premuto emette due suoni. La tecnica va studiata ed è importante ma ciò che ti muove è la passione. Per noi musicisti è bello suonare per aggregare perché l’organetto è uno strumento comunitario: quando vedi la gente ballare hai raggiunto il tuo scopo”. Dalle tradizioni delle comunità agropastorali a quelle delle realtà minerarie.

A Gadoni, a rubare la scena in occasione di Cortes Apertas, è il sito di Funtana Raminosa che ha aperto le sue porte ai visitatori: “E’ stata una delle più importanti miniere europee per l’estrazione del rame e il sito industriale più grande del Nuorese – spiega Antonio Venier, l’ultimo responsabile della miniera non più attiva dagli anni 80 – oggi è diventato un monumento straordinario dove si possono letteralmente toccare con mano le varie epoche storiche: l’età del rame, del ferro, del bronzo. Oltre al rame qui si estraeva l’argento, il piombo, lo zinco e piccole percentuali d’oro. Ora l’attività estrattiva si è convertita in attività turistica: il vero rame del futuro sono i visitatori”. Da Gadoni a Teti, al confine tra la Barbagia e il Mandrolisai, un piccolo borgo a economia agro-pastorale, in cui archeologia e musica hanno animato le loro ‘cortes7. Riflettori puntati sul museo archeologico e sull’arte nuragica a cui Teti ha contribuito in maniera notevole: il 30% dei bronzi nuragici sono stati reperiti nel suo territorio. Tra questi il celebre eroe a quattro occhi, quattro braccia e due scudi, divenuto il simbolo dei bronzetti nuragici e, per Cortes Apertas, anche il simbolo della manifestazione Domos e dell’evento musicale Sonos-omaggio al guerriero, un evento con artisti sardi del calibro di Piero Marras, Valerio Scanu, Maria Luisa Congiu Carla Denuele e Massimo Pitzalis, che hanno chiuso in bellezza la manifestazione.