Ogni volta che qualcuno prende parola contro l’occupazione militare della Sardegna e la presenza dell’industria bellica nell’isola, si levano alte le voci di protesta dei tre sindacati confederali. “La priorità è difendere il lavoro”, dicono, mentre in realtà stanno facendo scudo per i profitti delle aziende e lasciano i lavoratori in balia di padroni senza scrupoli, pronti ad arricchirsi sulla vita di chi subisce la guerra e a licenziare alla prima fluttuazione negativa del mercato. Da Genova però arrivano delle storie che ci insegnano che un altro modo di porsi è possibile, per difendere il lavoro e la dignità dei lavoratori e per non essere complici delle guerre che straziano il mondo.

Parliamo della lotta portata avanti dai portuali di Genova e soprattutto dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali. Riportiamo dall’introduzione di un opuscolo sulla lotta contro l’approdo nel porto genovese delle navi saudite che trasportano armi, le stesse che recuperano gli ordigni fabbricati a Domusnovas: “La mobilitazione dei portuali genovesi e dei/delle solidali contro la compagnia navale nazionale saudita Bahri – un’esperienza tuttora in corso e aperta a più vaste prospettive di lotta – si situa nel contesto sociale e politico degli ultimi anni. […] La gestione e controllo dei flussi migratori hanno fatto assumere ad alcuni porti italiani – approdi dei viaggi di chi fugge dalla miseria e dalla guerra provocata nel sud del mondo dal colonialismo e dallo sfruttamento dei paesi occidentali – il ruolo di luoghi privilegiati di propaganda di politiche migratorie razziste e persecutorie. […] Ma tutto questo ha anche l’effetto di risignificare il porto come luogo concreto del nesso guerra – razzismo. Un aspetto che lotte come quella dei portuali di Genova colgono appieno.”

Non si tratta di una lotta fine a se stessa. Da maggio, quando la mobilitazione dei portuali e dei solidali è epslosa, nessuna nave della compagnia saudita Bahri è più attraccata a Genova con carico militare. Una nave carica di armi, la Bahri Jeddah, sarebbe dovuta attraccare a Genova il 28 novembre ma, a quanto fanno sapere i portuali, lo scalo è stato cancellato. Solidarietà e vicinanza ai compagni e alle compagne genovesi. Un giorno anche la Sardegna non sarà più al servizio dell’industria della guerra.