Il mondo dell’arte contemporanea e i media di massa sembra non abbiano niente di meglio di raccontare della banana di Maurizio Cattelan incollata con del nastro isolante su di un muro di Art Basel a Miami, della quale esisterebbero soltanto altre due copie certificate, tutte vendute, la banana esposta di Maurizio Cattelan è stata acquistata a tempi di record, alla modica (e offensiva cifra) di 120000 euro, insomma è stata pagata quanto un più che dignitoso bilocale Cagliaritano, più di quattro volte il mio reddito annuale da docente pubblico, quanto una villa in una delle tante bidde isolane, questo cosa ci dimostra?

Dimostra quanto quello dell’arte contemporanea letta come prodotto e non come processo linguistico dell’arte sia una grande truffa, una banana ha un valore di mercato oggettivo e per quanto oggi le si trovi fuori stagione in qualsiasi città mercato del globo, resta un prodotto naturale della terra, quanto è mostruoso un mondo che tra tante banane ne seleziona una e le attribuisce un valore di mercato che distingue per classe sociale chi ne può pagare una 120000 euro?
Una banana vale una banana nella stessa maniera in un cui un quadro vale un quadro, il reale valore dell’arte è simbolico e affettivo, lo decreta chi possiede e custodisce l’arte nel tempo.

Quanto è mostruoso investire in una banana da tenere al muro con del nastro isolante da contemplare ciclicamente appassire per sostituirla in maniera ciclica e certificata piuttosto che mangiarla per fame o desiderio?

Quanto sono tristi coloro che giustificano tale operazione scomodando Arcimboldo o le nature morte di Caravaggio, Andy Warhol e il Velvet Underground, messaggi politici d’indignazione (la repubblica delle banane) o una certa letteratura erotico sessuale?
Quanto è triste pensare a un mondo dove studenti d’Accademia “copieranno” e “interpreteranno” l’operazione?

Basterà fare colare una macchia d’olio per friggere su una tela per vendere un olio su tela?

L’Alta Formazione Artistica in questo millennio ha il dovere storico, etico ed estetico di respingere questo approccio all’arte fondato sul valore di mercato del prodotto e sublimare i linguaggi dell’arte come processo, è l’unico modo per fare si che una banana valga naturalmente una banana.

Una banana mangiata da un artista non produce merda d’artista in scatola ma solo merda, quello che va tutelato è l’artista in quanto ricercatore e intellettuale e non le sue “stronzate” di corte.

In questo millennio l’idiozia è diventata un business sarebbe molto triste se gli artisti si conformassero a questo andazzo imposto senza battere ciglio e difendere il ruolo sociale, che dal Rinascimento in poi, rivestono nelle comunità e nei territori che abitano e vivono.
Una cosa è aggiungere i baffi alla gioconda, scheggiare una scultura di Michelangelo o taggare su un quando di Malevic il segno del dollaro, altra cosa è distruggere con furia iconoclastica una banana consacrata alla storia dell’arte, di fatto a Miami accade anche che artisti affamati di fama quanto Cattelan per darsi un tono irriverente e provocatorio quanto il suo, a favore di telecamere, stacchino la banana dal muro e se la mangino, voi direte ma come, mangia una banana che costa 12000 euro?

Tutto rientra nella “Comedian” (questo è il titolo dell’opera) della grande truffa dell’arte elevata e imposta come prodotto mediatico, in questa logica David Datuna artista statunitense d’origine georgiana, esposto in uno stand di fronte a quello di Cattelan si è mosso verso la banana l’ha staccata dal muro e tra un morso e un altro davanti a un pubblico pietrificato ha detto: «Il mio è un gesto d’artista si chiama “Hungry Artist”, che in pochi secondi ha divorato la celebre «Comedian. Grazie, è deliziosa! Questi 120 mila dollari davvero molto gustosi. Posso mangiare la banana e il concetto di banana solo perché sono un artista anche io. Rispetto Cattelan, lo adoro. Ma io sono un artista che mangia un altro artista. È divertente.”

Direte voi, cavolo adesso rischia un’azione legale, magari qualche settimana di galera, in pancia 120000 euro quasi una partita di coca in arrivo dalla Colombia.
No niente di tutto questo, la Galerie Perrotin (quella che presenta Cattelan a Miami) ha precisato al New York Times che non c’è l’intenzione di intraprendere un’azione legale, l’opera di Cattelan non è stata danneggiata , «è stata distrutta solo l’idea».
D’altronde la banana era destinata a macerarsi nel tempo e a essere sostituita in ogni caso e questo è nel contratto di vendita.

L’accaduto di ieri ha solo accelerato i tempi.
Il frutto infatti è stato prontamente rimpiazzato ed è di nuovo in bella mostra, sembra anche che al momento le banane vendute con regolare certificato d’autenticità siano tre e una sia arrivata anche a 140000 euro.

Ora a vigilare sulla banana sino alla fine della fiera ci sarà un servizio di sicurezza che non lascerà avvicinare nessuno.

Come faceva quella canzone?
“…è l’unico frutto dell’amor, è la banana, è la banana…”.

L’opinione di Mimmo Domenico Di Caterino