La proprietà sul Demanio marittimo deve essere trasferita dallo Stato alla Regione sarda, come è già avvenuto in Sicilia e in Friuli Venezia Giulia“. Lo hanno chiesto con forza 25 consiglieri della maggioranza, che hanno presentato una proposta di legge nazionale, primo firmatario Michele Cossa (Riformatori).

Il testo, illustrato oggi in Consiglio regionale, era stato presentato nella scorsa legislatura dall’ex consigliere regionale Gennaro Fuoco (Fdi), ma non aveva concluso il suo iter legislativo.

“La proposta di legge, ha spiegato Michele Cossa, “ha l’obiettivo di modificare l’articolo 14, comma 1, dello Statuto sardo. “Un intervento – ha spiegato l’esponente dei Riformatori e presidente della Commissione per il riconoscimento dell’Insularità – che abbiamo voluto legare proprio al tema dell’insularità”.

“La Sardegna, ha spiegato Fuoco, “è l’unica regione a Statuto speciale a non avere la titolarità sul demanio marittimo, quindi deve sobbarcarsi le spese per la gestione, il controllo, il mantenimento e la tutela, ma gli introiti vengono trasferiti quasi integralmente allo Stato”.

“L’Isola, ha spiegato Antonello Peru (Udc Cambiamo!), “versa allo Stato 9 milioni di euro annui, pari a poco meno di un decimo del totale che lo Stato incassa da tutte le Regioni, che ammonta a 120 milioni circa. Il contributo della Sicilia è invece di appena 80mila euro su 10 milioni di introiti annui”.

“Con il trasferimento del demanio marittimo alla Regione”, ha continuato Dario Giagoni (capogruppo Lega), “oltre a poter garantire maggiori entrate alla Sardegna, si potrà intervenire concretamente per valorizzare il territorio, per lo sviluppo delle zone costiere, dei servizi e del turismo balneare”.

Pieno appoggio al testo presentato anche dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Francesco Mura, e da Giovanni Satta, consigliere del Psd’Az.  “Oggi, a settant’anni di distanza dall’approvazione dello Statuto, la Regione Sardegna non può certo rinunciare – hanno spiegato i proponenti della proposta di legge – alla proprietà del bene più rilevante per il suo territorio se non al prezzo di una pesante penalizzazione in termini di competitività e capacità di affrontare in modo adeguato le sfide legate alla globalizzazione”.