In this two photo combo image, showing the leaders of Britain's two main political parties outside their polling stations to vote Thursday Dec. 12, 2019, in the general election. At left is Conservative Party leader Boris Johnson at Methodist Central Hall in Westminster area of London, and photo at right shows Britain's Labour Party leader Jeremy Corbyn, in Islington area of London. Voting is underway across the country in a general election that may resolve the stalemate over Brexit, widely seen as one of the most decisive votes in modern times. (ANSA/AP Photo/Frank Augstein, Thanassis Stavrakis) [CopyrightNotice: Copyright 2019 The Associated Press. All rights reserved]

Trionfo a valanga per Boris Johnson: il voto delle elezioni britanniche, secondo l’exit poll di Ipsos Mori diffuso dalla Bbc, assicura stasera una larga maggioranza assoluta Tory alla prossima Camera dei Comuni inseguita dal primo ministro per sigillare la Brexit e portare formalmente il Regno Unito fuori dall’Ue il 31 gennaio. Secondo questi dati, il partito conservatore ha incassato 368 seggi su 650, mentre al Labour di Jeremy Corbyn ne vengono attribuiti solo 191 (peggio delle attese) e all’intero fronte pro referendum bis 260 circa.

 Il risultato laburista segnalato dagli exit poll (191 seggi), se confermato, è da considerarsi un tracollo per il partito guidato da Jeremy Corbyn. Deludenti anche i numeri attribuiti ai Lib-Dem, che otterrebbero soltanto 13 seggi, mentre 55 seggi andrebbero agli indipendentisti scozzesi (Snp). Da questi dati la nuova formazione guidata da Nigel Farage, il Brexit Party, non registra alcun seggio. In particolare il risultato del Labour è il peggiore dal 1935. Il politologo Michael Thrasher afferma che Corbyn sarà ricordato tra “i peggiori leader laburisti della storia”. Il cancelliere dello Scacchiere ombra, John McDonnell, braccio destro di Corbyn, rinvia da parte sua le decisioni su eventuali dimissioni ai risultati ufficiali. Ma ammette che il voto “è stato dominato dalla Brexit”. Nelle scorse elezioni, nel 2017, il partito laburista ottenne 262 seggi. Nella consultazione elettorale di due anni fa i conservatori, allora guidati da Theresa May, ottennero 317 seggi, sotto i 326 necessari per avere la maggioranza ai Comuni. I Tory guidati da Boris Johnson, stando a queste indicazioni, ne otterrebbero 50 in più. E’ considerata, poi, buona l’indicazione relativa agli indipendentisti scozzesi: gli exit poll vi attribuiscono 55 seggi, sul totale di 59 seggi scozzesi. I Lib-Dem, invece, nelle scorse elezioni di seggi ne ottennero 12 e in questa tornata speravano in un risultato migliore, sull’onda del dibattito sulla Brexit e della nuova leadership affidata a Jo Swinson.

E’ la Scozia l’altra faccia della luna del trionfo Tory alle elezioni britanniche. Nel territorio del nord, stando all’exit poll, gli indipendentisti dell’Snp di Nicola Sturgeon, decisi a chiedere una rivincita referendaria anche e soprattutto sulla secessione da Londra come risposta alla Brexit, fanno il pieno: spazzando via tutti i partiti nazionali e quasi azzerando l’avanzata del 2017 degli stessi conservatori. Il dato indica l’Snp a quota 55 seggi su 59 disponibili, a un soffio dal record storico delle elezioni del 2015 e in netto recupero rispetto ai 35 di due anni fa. Il partito della Sturgeon è peraltro l’unica formazione anti Brexit ad avanzare. I liberaldemocratici della 39enne Jo Swinson vengono infatti indicati a 13, appena un seggio in più rispetto al modestissimo risultato di due anni fa e in calo di 5 rispetto ai 18 seggi controllati alla Camera dei Comuni alla fine della legislatura scorsa dopo la cooptazione di alcuni ex Tory ed ex laburisti moderati. Male pure i secessionisti gallesi di Plaid Cymru, in calo da 4 a 3 seggi, e i Verdi, fermi a 1. “Grazie a tutti nel nostro grande paese, a chi ha votato, a chi è stato volontario, a chi si è candidato. Viviamo nella più grande democrazia del mondo”. Lo ha twittato Boris Johnson subito dopo la diffusione degli exit poll che segnalano per i Conservatori la conquista della maggioranza assoluta ai Comuni.