Il Patto da 2,1 miliardi di euro stipulato da Regione e Stato il 7 novembre scorso va rivisto. Ne sono convinte le forze politiche dell’opposizione (Partito Democratico, Progressisti, LeU e M5s) che hanno presentato una mozione (prima firma Cesare Moriconi del Pd) per chiedere al presidente del Consiglio regionale una convocazione straordinaria dell’Assemblea con l’obiettivo di valutare l’accordo, eventualmente rettificarlo, e comunque costruire un mandato per un nuovo “Patto per la crescita della Sardegna”.

Alla seduta dovranno partecipare anche i parlamentari sardi, i massimi rappresentanti delle Autonomie locali e le parti sociali ed economiche dell’Isola. Ne scaturirà un indirizzo politico da trasferire direttamente al tavolo Stato-Regione per l’Insularità che – come previsto dal Patto del 7 novembre – si insedierà nel mese di gennaio. Sono diversi, secondo le opposizioni, i “correttivi” da applicare all’accordo stretto dal presidente Christian Solinas con i ministri degli Affari regionali e del Sud sono vari. Sul fronte degli accantonamenti, “rispetto ai 762,5 milioni dovuti lo Stato ne riconosce solo 412, dilazionandoli in sei anni con una rata simbolica nel 2020 e poi dal 2021 al 2025”.

Poi, “la clausola con cui si rinunzia a ogni contenzioso alla quale se ne aggiunge una ulteriore sulla possibilità di ridurre del 10% e fino al 20% la quota pattuita in caso di necessità dello Stato”. Altro aspetto riguarda il finanziamento degli enti locali: a fronte dei 63 milioni previsti a regime ne arrivano solo 10. Quanto agli investimenti per le infrastrutture, 1,4 miliardi, sono dilazionati in quattordici anni. Come? Secondo la modalità degli stati d’avanzamento in quote annuali che comportano che la Regione sia tenuta, sin dal primo anno, ad assicurare con proprie risorse la copertura finanziaria. Ma, fa notare la minoranza, sarebbero serviti subito visti gli svantaggi dovuti alla condizione di insularità stimati in costi per i sardi pari a oltre 2,5 miliardi all’anno.

Cesare Moriconi ha ricordato che la cifra di 762 milioni di euro “non è presunta, ma prevista da sentenze della Corte Costituzionale, ma nell’accordo dei 762 milioni ne vengono restituiti solo 412, una somma inferiore restituita in un arco di tempo ampio”. Sui 1,4 miliardi, il consigliere Dem precisa che “la modalità dello stato di avanzamento implica l’anticipo a valere sul bilancio regionale, e quando anticipi risorse le sottrai alla funzione di programmazione che serve per occuparci di scuola e di tutte le altre funzioni”.

Insomma, “l’obiettivo non è centrato e l’accordo va revisionato – spiega – è importante che sia stato stipulato perché c’era la necessità di rideterminare la quota accantonamenti, ma il tavolo che si aprirà a gennaio è un’opportunità, dobbiamo arrivarci con un indirizzo forte, un mandato della mobilitazione unitaria per proporre una nuova proposta anche per rimodulare le risorse”. Per esempio, sostiene Moriconi, “bisogna decidere come utilizzare gli 1,4 miliardi individuando gli obiettivi che attengono a veri e propri progetti di sviluppo e alla realizzazione di opere infrastrutturali che ci aiutino a colmare il gap”.

Fasolino: “Tutto è perfettibile”

“Tutto è perfettibile e abbiamo dimostrato con i risultati di non esserci mai tirati indietro”. Così l’assessore alla Programmazione, Giuseppe Fasolino, sulla mozione presentata oggi dall’opposizione con la quale si chiede una revisione dell’accordo Stato-Regione siglato a novembre.

“Con la serenità di chi non ne fa una questione di parte – dice il responsabile del Bilancio – anche perché non abbiamo sottoscritto da soli l’accordo, ma con un governo sostenuto dalle stesse forze che hanno proposto la mozione, ricordo che abbiamo dato battaglia e che i numeri dicono che era l’accordo migliore possibile in questo momento e quello più vantaggioso di tutti nella storia recente della Sardegna”.

Tuttavia, aggiunge Fasolino, “se si dimostra che i numeri sono o potrebbero essere diversi, a vantaggio della nostra isola, saremo i primi a proseguire la battaglia con coraggio, mettendo sempre al primo posto l’interesse del popolo sardo e confidando anche nella capacità dell’opposizione di convincere il Governo che sostiene a Roma”. Il patto, conclude, “è il principio di un cammino nuovo, non un punto d’arrivo e coerentemente andremo avanti, senza arretrare di un solo centimetro. Se questa volontà è condivisa, significa che sarà più forte il che è un bene per la Sardegna”.