La rotazione terrestre, o meglio, le sue irregolarità, influenzano l’attività dei vulcani sia nelle eruzioni sia nell’attività sismica: lo indicano i dati raccolti sull’Etna nella ricerca pubblicata sulla rivista Geophysical Research Letters e condotta da Università Sapienza di Roma e Osservatorio di Parigi.

“Esistono irregolarità impercettibili nella rotazione terrestre, ma che possono essere rilevate solo con strumenti molto sofisticati, come quelli che ha l’Osservatorio di Parigi”, spiega Gianluca Sottili, docente di Vulcanologia alla Sapienza, coordinatore dello studio con Sebastien Lambert, dell’Ossrvatorio di Parigi. L’asse di rotazione terrestre infatti non è sempre perfettamente in linea con il Polo Nord e il Polo Sud. “Abbiamo voluto studiare l’effetto di queste irregolarità e delle oscillazioni dell’asse terrestre che si manifestano ogni 6,4 anni, scoprendo – prosegue – che il loro impatto è più accentuato alle medie latitudini”. Proprio a queste latitudini si trova l’Etna, uno dei vulcani più studiati al mondo.

“Abbiamo così osservato che negli ultimi decenni è avvenuto un incremento della sismicità e un significativo aumento del magma in ogni eruzione, in corrispondenza di queste oscillazioni nella rotazione”, prosegue Sottili. Rimane ora da capire perché “l’Etna sia sensibile a questi fattori orbitali e se si comportano così tutti i vulcani che si trovano alle medie latitudini oppure – rileva – solo quelli che hanno un determinato tipo di attività vulcanica, simile a quella dell’Etna”.

Sebbene i risultati dello studio possano suggerire che i terremoti siano più comuni o i vulcani eruttino più lava quando la distanza tra l’asse geografico terrestre e quello di rotazione è al massimo, secondo i ricercatori si tratta di una scala di tempo troppo lunga per poter fare delle previsioni a breve termine.