ss554-botta-e-risposta-pili-anas-deputato-unidos-and-quot-vi-denuncio-per-stop-pubblico-servizio-and-quot

Pili sarebbe l’imam ispiratore di violenza. Questa in sostanza l’accusa della Ge.co srl in un lunghissimo quanto prolisso post sulla pagina Fecebook dell’azienda, scritto certamente a quattro mani, delle quali due riconoscibilissime. Un pezzo firmato in sostanza. Ma tant’è. E Mauro Pili, che può essere condivisibile o meno, dopo le minacce dei marittimi si becca pure quest’accusa. Ma il comunicato ufficiale dei Vigili del Fuoco recita: “Sono in corso le indagini per determinare le cause che hanno originato le fiamme”.

“L’accampamento che tratta i fanghi fognari di Magomadas ha preso fuoco. Nell’incendio divampato ieri sera intorno alle 22.15 – scrive Pili – sarebbero andati distrutti i generatori di corrente”. La Geco invece parla apertamente di incendio doloso: “Mani infami ieri hanno appiccato fuoco al frutto di tanto onesto lavoro”. Perché? E’ questa la domanda che un giornalista dovrebbe porsi visto che gli inquirenti non hanno rilasciato alcuna dichiarazione sulla causa del’incendio.

“Lo ribadiamo per l’ennesima volta – scrive la Geco srl -, esercitiamo lecitamente la nostra attività che ci teniamo a ribadire non è solo IN REGOLA, ma è anche ECOLOGICA. Trasformiamo i rifiuti organici in ammendanti per l’agricoltura. Il nostro processo industriale è all’avanguardia e cerchiamo di svilupparlo e implementarlo ogni giorno con nuovi brevetti ed il lavoro altamente specializzato dei nostri tecnici e collaboratori. Su questa attività sin dall’inizio si è abbattuta una tormentata quanto ingiustificata azione mediatica con fini che riteniamo non allineati con quelli professati. Siamo persone normali come voi lettori”.

Lettori? La Geco srl ha dei lettori? Bah…

Prosegue il prolisso comunicato: “Noi, i nostri figli, i nostri amici, abbiamo dovuto leggere durante i giorni di Natale inviti a bruciare i nostri mezzi – scrivono le quattro mani della Geco srl -, a sparare sui nostri operai e altro ancora sui commenti ai post dell’ ex Onorevole, senza che quest’ultimo abbia mai ritenuto opportuno moderare e calmare gli animi. Al contrario. Si sono romanzati banali documenti amministrativi per attribuirci immaginari comportamenti illegali che MAI sono stati riscontrati dagli organi di controllo competenti, i quali al contrario hanno PUBBLICAMENTE dichiarato la nostra totale conformità alle regole. Solo oggi abbiamo appurato che Pili provvede ad eliminare qualsiasi commento contrario ai suoi obbiettivi. Tutto ciò senza che MAI venisse chiesta la nostra versione dei fatti, che poi è quella testimoniata dai documenti”. Di questo ne prendiamo atto, certo, e siccome sappiamo che non spetta a noi esprimere giudizi, aspettiamo i risultati delle indagini delle forze dell’ordine (come un cronista serio dovrebbe fare) e quelli della magistratura. Quanto esprime la Geco srl, a quattro mani, è giornalismo quanto lo è quello che si legge su Facebook.

“Ciò che è accaduto ieri altro non è che il frutto di quanto oggi lamentiamo. Mentre disperati e con la morte nel cuore – mentre tutti festeggiavano il nuovo anno – cercavamo di salvare il nostro lavoro abbiamo dovuto subire l’ennesimo vergognoso affronto di Pili che – continua l’azienda -, pochi minuti dopo, evidentemente molto ben informato, continuando ad offenderci ed insultarci, lasciava intendere che andassero a fuoco dei rifiuti tossici. Non sappiamo che nome si possa dare al lavoro dell’ex onorevole”.

Replica Pili: “In italiano l’affermazione ‘sono in corso’ significa che si stanno svolgendo e che non esiste alcuna conclusione delle indagini. Peccato che qualche servo tifoso della fogna altrui non abbia perso nemmeno un attimo per gridare all’attentato doloso. Roba da cialtroneria a buon mercato. Qualche indomito cretino che inneggia all’atto terroristico ha pure puntato il dito contro il sottoscritto reo di aver ‘armato’ i criminali incendiari. Partiamo dal primo assunto: le indagini diranno se è stato o meno attentato, se esiste o meno un atto doloso. Di certo – prosegue il leader di Unidos – non ci vorrà molto tempo per saperlo visto che il proprietario dell’accampamento nei giorni scorsi aveva annunciato a tutta la Sardegna, in una farfugliante intervista, che tutta l’area era presidiata da decine di telecamere. Non ci vorrà molto a scoprire se esiste un imbecille che dà fuoco ad una produzione industriale di puzza e miasmi, che maneggia con la destrezza di un “carrabusu” le deiezioni di milioni di cittadini pugliesi trasferite in Sardegna per nobilitare le nostre terre”.

L’invito di Pili è chiaro: “Segnalatelo alla Criminalpol: terrorista delle feci altrui! Dunque – prosegue Pili che senso ha precipitarsi a gridare al complotto, all’attentato, al terrore che avrebbe tolto il sonno a lavoratori e proprietari? Per quale motivo anticipare ancor prima dell’incendio stesso la causa dolosa dell’attentato?. Nella mia vita di queste pantomime ne ho viste fin troppe,figuratevi se mi impressiono per quattro commedianti da operetta fognaria. Lo dico a viso aperto: quell’attività deve essere fermata dalle autorità preposte, senza perdere altro tempo, non da un fantomatico fiammifero di fine d’anno”.

Di fatto non esiste, fino a prova contraria, alcuna certezza di incendio doloso. Questa, ad ora, è la verità sui fatti. Così com’è sacrosanta verità che i sardi non vogliono rifiuti di altre regioni.