Sabato 11 gennaio si terrà un sit-in contro la guerra in Iran davanti ai cancelli dell’aeroporto militare di Decimomannu, organizzata dal partito indipendentista sardo Liberu, che condanna, in un post su Facebook, come finora questa sia stata l’unica iniziativa di protesta in Sardegna.

“Una condanna pubblica è arrivata dalla chiesa cattolica col nuovo arcivescovo di Cagliari Baturi che ha detto che la pace non può essere costruita scambiandosi i missili” scrivono nel post quelli di Liberu. “L’intera politica sarda invece resta colpevolmente in silenzio, come se l’argomeno non la riguardasse, come se la Sardegna non fosse costretta ad essere al centro di ogni preparativo di aggressione per tutta la fascia che va da dal nord Africa al Medio Oriente”.

“Come può il mondo politico sardo mostrarsi indifferente verso operazioni che partiranno anche da qui e che possono costare la vita a decine di migliaia di persone innocenti? Da una settimana chiediamo che il Consiglio Regionale dia un segnale, con una dichiarazione simbolica di indisponibilità del territorio sardo per operazioni di guerra, ma sia la Giunta Solinas che l’opposizione evidentemente non sentono nessun dolore, nessuna vergogna nel tenere il silenzio davanti a delle stragi imminenti. Abbiamo chiesto che i Consigli comunali si esprimessero con delle dichiarazioni di condanna verso qualsiasi ipotesi di conflitto, ma evidentemente nessun comune della Sardegna, nemmeno quelli maggiormente umiliati dall’occupazione militare, si rende conto che quelle bombe e qui missili che vengono testati qui, saranno presto lanciati su scuole piene di bambini, fabbriche piene di lavoratori, case piene di famiglie” continua il partito indipendentista sardo Liberu.
“Chiediamo – conclude il post – che la società sarda dimostri di essere un passo più avanti della politica che dovrebbe rappresentarla, che dimostri coraggiosamente di condannare le aggressioni imperialiste contro qualsiasi popolo nel mondo, che gridi a gran voce di non voler avere alcuna complicità, nemmeno quella del silenzio, con gli aggressori occidentali”.