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Non è più unito e compatto il fronte dei pastori nella vertenza ‘latte’. Dopo le prime schermaglie, tenute sotto traccia, taciute e negate per non evidenziare divergenze, gli allevatori dell’Associazione ‘Più Sardegna’ hanno diffuso un comunicato con il quale “si dissociano, non condividendole, dalle iniziative personali, dai proclami e dai comportamenti di Nenneddu Sanna e Gianuario Falchi.

Conseguentemente, ritengono di non doverli riconoscere come “leader ne portavoce” dei pastori sardi, preferendo farsi rappresentare, esclusivamente da propri delegati e coordinatori”. La nota è firmata da Antonello Brodu, Roberto Mulvoni e Alessio Atzeni.

L’associazione ‘Più Sardegna’, “difendendone l’operato, ribadisce, invece, piena fiducia nell’Assessora dell’agricoltura, non condividendo la richiesta di dimissioni, avanzata, a titolo personale e con modalità inammissibili e non condivise, dai due portavoce senza seguito e senza bandiere, i quali pur rappresentando una minoranza hanno sottoscritto, per tutti, la famosa e penalizzante ‘griglia con accordo sul prezzo del latte fissato in 74 centesimi’ che ha vanificato le azioni di protesta ed impedito l’adozione di misure diverse e soluzioni più appropriate, relativamente al prezzo del latte”.

I pastori di ‘Più Sardegna’ precisano che “riguardo alle bozze di proposta di legge “Talanas, Cocciu, Cera”, l’Associazione giudica positivamente l’iniziativa, apprezzando il metodo del confronto e della preventiva consultazione con la base produttiva, adottato dai consiglieri proponenti e aderendo al loro invito, suggerisce ai fini di una eventuale condivisione unitaria, le integrazioni e modifiche ritenute necessarie per rendere gli atti ricevibili e compatibili con le necessità del comparto”.

La proposta dell’Associazione parte dell’assegnazione di 150 euro a capo e per un solo anno condizionando il pagamento all’adempimento, da parte dell’allevatore della ‘rottamazione’ delle pecore più vecchie e meno produttive, dell’-impegno degli allevatori all’utilizzo dei fondi anche per regolarizzare la posizione contributiva delle loro aziende con l’Inps, dell’adesione volontaria al programma di produzione della tipologia di “agnello pesante”. Ancora: Più Sardegna chiede la riduzione del 30% degli abituali conferimenti di latte ovino e caprino, alle strutture casearie industriali, affidando la vendita del corrispondente quantitativo, alle Organizzazioni di Produttori presenti nel territorio regionale, non escludendo a priori la possibilità di fornirlo alle cooperative che ne facessero richiesta, subordinandolo all’assunzione dell’impegno alla diversificazione della produzione casearia, che dovrà essere orientata a prodotti diversi dal Pecorino Romano. Poi l’impegno della Regione al finanziamento delle iniziative progettuali, condivise dall’associazione Più Sardegna da M.P.S. Movimento Pastori Sardi e dai gruppi spontanei di allevatori che da tempo si sono dissociati dalle iniziative dei pastori senza bandiere rappresentati dai due autoproclamati leader.

“In occasione del convegno di Nuoro nell’ambito del quale sono state illustrate dai relatori le due proposte di legge, abbiamo manifestato la nostra disponibilità a collaborare alla integrazione e modifica dei contenuti, contribuendo alla stesura di provvedimenti necessari ed efficaci, capaci di produrre effetti utili e migliorativi della situazione del comparto”, affermano Antonello Brodu, Roberto Mulvoni e Alessio Atzeni, allevatori e rappresentanti del direttivo dell’associazione “Più Sardegna”.

“Vogliamo essere – spiegano – parte attiva e consapevole, proseguono gli allevatori, partecipare alla stesura dei provvedimenti che riguardano il nostro comparto, evitando che il nostro futuro e quello delle nostre famiglie, venga deciso senza il nostro preventivo e consapevole consenso da chi non ci rappresenta o ha interessi diversi dai nostri”.
Emergono quindi le spaccature tra chi aveva sempre mostrato diffidenza e chi invece aveva invece accettato (o creduto) alle proposte (elettorali) dell’ex governo giallo-verde, in primis quella del pagamento del latte ad oltre 1 euro, puntualmente disattesa. In molti segnalarono che la politica ben poco avrebbe potuto fare per portare nelle tasche dei pastori quella cifra, che appariva all’osservatore attento, una falsa promessa elettorale. Da un governo all’altro però non è cambiata la sostanza: dal giallo-verde al giallo-rosso i problemi sul tappeto sono sempre gli stessi di un anno fa. Il mercato è fatto, e lo dettano gli scaffali del supermercato, ed era forse troppo azzardato credere alle chimere dell’euro a litro.

Il fronte delle campagne ormai è spaccato dunque e chiaramente qualcuno guarda con attenzione al futuro, mostrando lungimiranza. Non è una blasfemia pensare a soluzioni alternative alla produzione di latte ovino, a soluzioni che possono apparire drastiche, come la ‘rottamazione’ delle pecore, per rinnovare il parco animali, diminuire la produzione e renderla più competitiva sui mercati interni ed internazionali. Diversamente il tracollo definitivo è dietro l’angolo.