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Sit-in lunedì 27 gennaio davanti al Tribunale di Oristano, in concomitanza con il processo con rito abbreviato che vede coinvolti alcuni esponenti del collettivo Furia Rossa. Il processo riguarda lo sfratto dell’azienda della famiglia Spanu ad Arborea, nell’ormai lontano 2015.

2015, cosa successe secondo Furia Rossa

“Dopo lo sfratto della famiglia Spanu avvenuto il 22 Gennaio 2015 – racconta il Collettivo Furia Rossa in una nota –  scrissimo un articolo in cui, facendo la cronaca dello sgombero, si definiva “violenza di stato” quella condotta da chi durante quella giornata ha guidato le operazioni di polizia. Questo è bastato a far partire una querela e poi aprire un fascicolo contro ignoti che ha portato il Pubblico Ministero a chiedere per ben due volte l’archiviazione non trovando alcuna ipotesi di reato da formulare”.

“Non potendo effettuare la terza archiviazione – continua la nota – la GIP ha imposto alla Procura di formulare una imputazione facendo proprio il teorema accusatorio dei querelanti, secondo cui se chi ha scritto l’articolo non si trova, responsabili devono essere tutti, infatti “il collettivo, in ragione della sua ideologia politica, prende deliberatamente le sue decisioni collegialmente all’interno dell’intero gruppo, il quale è sempre molto coeso; quindi tutti i suoi componenti ne sono responsabili”. Così ci troviamo accusati di concorso morale e materiale in diffamazione cui si aggiungono alcune aggravanti previste dal Codice Penale, con una pena che può andare dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione o una multa che parte dai 500€, a loro volta triplicabili a causa delle aggravanti”.

“Oltre a chiedere la nostra condanna penale  – conclude la nota – l’ex questore Franceso Di Ruberto, il capo della digos Vincenzo Valerioti e il poliziotto Andrea Brigo hanno confermato la loro costituzione in parte civile chiedendo per noi, lavoratori precari e studenti, una condanna al pagamento di 220.000€ per “ingente danno morale” e per “ingente danno esistenziale e di immagine. Vogliono punire in maniera esemplare, in una provincia apparentemente pacificata, il diritto di critica e al dissenso politico, diritti basilari posti a garanzia dell’ordinimento democratico; diritti che noi difenderemo sempre e comunque, qualunque sia il costo da pagare per difenderli”.

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Sit-in sotto il Tribunale

L’appuntamento è fissato per il 27 gennaio alle ore 12. Per ulteriori informazioni o aggiornamenti puoi leggere l’evento Facebook

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