Il processo ‘Mafia sui rifiuti’ è stato trasferito dalla Seconda sezione penale del Tribunale di Cagliari a Oristano. Il processo nasce dall’inchiesta antimafia del capoluogo che vede coinvolta un’organizzazione la quale, tra il 2010 e il 2015, avrebbe dato fuoco a vari auto-compattatori in tutta l’isola.

Sono 12 le persone imputate, 5 delle quali accusate di “associazione a delinquere di matrice mafiosa”, che presenzieranno a Oristano il 16 giugno, giorno di inizio del processo. Le motivazioni dell’organizzazione, secondo il pm Alessandro Pili, si concentravano sul far fuori le ditte concorrenti  nelle gare d’appalto per lo smaltimento dei rifiuti, in modo tale da aggiudicarsi dpiù bandi possibili. A capo dell’organizzazione, secondo il pm, c’era Giovanni Maria Firinu, un 60enne di Santu Lussurgiu, che lavorava per Nuova Ecoservice, una ditta specializzata nello smaltimento di rifiuti. Firinu è stato incarcerato nel 2017 e poi scarcerato. Con lui anche la moglie, amministratrice della stessa ditta, e Franca Pani (direttrice). Poi Massimo Settefonti, 48 anni di Santu Lussurgiu, e Basilio Angioi, 50 anni.

Tutto sarebbe iniziato nel 2010 quando alcuni auto-compattatori appartenenti alla ditta di smaltimento rifiuti Redento Poddie sono stati trovati bruciati. Da quel momento in poi, secondo gli inquirenti c’è stata un’escalation di attentanti in molti paesi del centro Sardegna: Torpè, Paulitatino, Buddusò e Santu Lussurgiu.