Quattro istituti penitenziari su dieci oltre il limite regolamentare. Nell’isola a fronte di 2.319 persone private della libertà 1515, pari al 65,3% sono detenute nelle due Case Circondariali di Cagliari e Sassari e nelle Case di Reclusione di Oristano e Alghero.

È la denuncia Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” sulla base dei dati del Ministero della Giustizia relativi allo scorso 31 gennaio 2020. “Una fotografia – sottolinea – che non lascia alcuna ombra delineando una situazione particolarmente delicata. La più grave si registra nella Casa Circondariale di Cagliari-Uta dove sono presenti 598 detenuti per 561 posti (erano 565 il 31 dicembre scorso)”. Oltre il numero regolamentare – denuncia Caligaris – anche Sassari-Bancali 473 per 454 posti (erano 460) , Oristano-Massama (285 per 265 (erano 280) e Alghero 159 per 156 (erano proprio 156).

“Al quadro generale relativo al numero dei detenuti – evidenzia la presidente di SDR – occorre aggiungere la crescita degli stranieri 708 (30,5%) particolarmente numerosi nelle Colonie penali (83% a Is Arenas – 77 su 93) e Mamone (79,8% – 135 su 169). Significativa però la loro presenza anche a Uta (157) e a Sassari (184). In quest’ultimo Istituto peraltro è presente una novantina di ristretti in regime di massima sicurezza”. Dito puntato sul ministero: “I direttori – spiega Caligaris – sono rimasti in quattro a gestire 10 Istituti. Gli agenti della Polizia Penitenziaria lamentano 500 unità in meno rispetto a quelli previsti. Mancano ragionieri e assistenti amministrativi”. Tirata in ballo anche la classe politica sarda: “Rivolgiamo un appello al presidente della Regione affinché si faccia interprete di queste difficoltà del sistema penitenziario isolano nella conferenza Stato-Regioni”, conclude.