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“La situazione è ormai sull’orlo del precipizio. Dopo i piloti e ormeggiatori sardi è la volta delle Stazioni Marittime Genova. In Sardegna da settembre non vengono pagati ormeggiatori e piloti, cardine imprescindibile per entrare e uscire dai porti. Debito si stima oltre i 400 mila euro. Ora a batter cassa sono le ‘Stazioni Marittime di Genova’ che ha chiesto a Moby e Tirrenia l’immediato rientro del debito di 2 milioni e centomila euro per servizi resi nel porto principale dell’Italia del Nord”. Lo afferma Mauro Pili, leader di Unidos, in merito alla situazione in cui versano le compagnia di navigazione del ‘gruppo Onorato’, Moby e Tirrenia.

“Una richiesta trapelata in queste ultime ore e che potrebbe portare a decisioni drastiche e senza precedenti. Più si avvicina l’ora X dei pagamenti delle cedole in borsa, 11,6 milioni, e del mutuo bancario da 66 milioni, scadenza prevista per entrambe a febbraio – afferma Pili – , più ci sono solleciti a rientrare nei debiti accumulati dal duo Moby & Tirrenia. Il debito con il principale porto ligure è l’ennesimo duro colpo alla scarsa se non esaurita liquidità del gruppo che appare in affanno anche sul piano della prosecuzione della gestione ordinaria. Sotto accusa ci sono i mancati pagamenti per la gestione delle operazioni di sbarco e di imbarco dalle e sulle navi traghetto”.

“E’ evidente – prosegue il leader di Unidos – che se non ci dovesse essere un immediato e tangibile riscontro alle richieste di immediato rientro si rischia l’incidente in porto con le navi impossibilitate ad entrare in banchina. Una situazione ad un passo dall’implosione che rischia di degenerare con conseguenze non prevedibili. Governo e Regione sarda sono inesistenti e attendono probabilmente il momento di rottura per occuparsi seriamente della questione. Arrivare a bloccare le navi in fase di ingresso in porto e di ormeggio costituirebbe indubbiamente la massima tensione su questa vicenda alla quale si aggiungono la cancellazione di rotte e tratte”.

“Solo uno stolto – continua Pili – non può accorgersi di quanto sta accadendo con i debiti operativi che salgono ora dopo ora e uno choc operativo dietro l’angolo. Non sarebbe più serio aprire subito un tavolo di crisi per gestire questa situazione prima che sia troppo tardi? Il governo latita. Aver affidato ieri ad un dirigente del ministero l’avventata quanto folle ipotesi di una proroga della convenzione è un fatto che denota lo stato confusionale che regna nei palazzi romani. E mentre Regione e Stato dormono a rischio ora c’è la stessa funzionale dei porti da quelli sardi a quelli liguri. Debiti milionari e stipendi a rischio”, conclude Pili.