“Protesto per una sanità migliore”. È la scritta sulla pettorina arancione indossata da decine di dipendenti dell’Azienda della tutela della salute. Oltre duecento lavoratori si sono presentati con bandiere e fischietti davanti alla sede regionale dell’Ats per chiedere un cambio di rotta nel rapporto tra azienda e dipendenti su salari e turni. Anche perché, questo il messaggio lanciato durante il sit-in, la situazione si ripercuote sulle corsie e quindi sui pazienti. “Stiamo lavorando in condizioni disumane”, ha detto dal palco un dipendente. Sindacati d’accordo. “Stiamo chiedendo un impegno concreto – ha detto Nicola Cabras della Cgil – se non ci dovessero essere risposte, siamo pronti ad andare avanti con la proclamazione dello stato di agitazione”. Insomma, prove tecniche di sciopero.

“Vengano a lavorare al posto nostro – ha detto un’infermiera – per vedere cosa succede in corsia”. Uno dei problemi sollevati da sindacati e lavoratori è quello della carenza di personale. E con quota 100 la situazione rischia di peggiorare. “Sarebbe opportuno lo smantellamento dell’Ats – spiega Alessandro Floris della Cisl – perché il territorio ne sta risentendo troppo. Questo è solo l’inizio. Le risposte? Ci vuole la volontà di cambiare le cose”. E diventa battaglia anche su ore e straordinari: “Gli organici – ribadisce Massimo Marceddu della Uil – sono allo stremo”.

Ad assistere all’assemblea anche un gruppo di consiglieri regionali: tra loro Massimo Zedda, Francesco Agus e Maria Laura Orrù dei Progressiti. Una delegazione di rappresentanti sindacali è stata ricevuta dal commissario dell’Ats Giorgio Steri. Lunghissima la lista di richieste: “Vogliamo cambiamenti positivi – si legge in un volantino – e lavorare sereni, vogliamo il ritiro degli atti unilaterali che riguardano le nostre condizioni di lavoro e la produttività 2018 e 2019”. Chieste anche nuove assunzioni e la stabilizzazione dei precari.

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