Nell’ambito dell’attività di contrasto all’evasione fiscale, le Fiamme Gialle della Tenenza di Sanluri hanno concluso due verifiche fiscali nei confronti di altrettante realtà commerciali con sede nell’immediato hinterland, operanti nel settore della produzione alimentare.

Grazie all’ausilio delle banche dati in uso al corpo ed a mirati riscontri sul territorio, i finanzieri hanno individuato le due aziende che, pur svolgendo regolarmente la propria attività, non adempivano all’obbligo della presentazione delle dichiarazioni fiscali ai fini delle imposte sul reddito e dell’I.V.A., qualificandosi quindi come evasori totali.

L’attività ispettiva si è basata sulla ricostruzione analitica del reddito di impresa, operata anche attraverso lo strumento dello “spesometro integrato”, database in cui sono contenuti tutti i dati relativi alle fatture emesse e ricevute da ogni contribuente titolare di partita I.V.A.

È stato quindi possibile riscontrare i volumi di affari effettivamente realizzati, attraverso il conteggio delle fatture e degli scontrini fiscali che i titolari dell’imprese regolarmente emettevano e che, parzialmente, annotavano in contabilità, stratagemma questo che serviva per non destare sospetti durante i controlli strumentali sulla certificazione dei corrispettivi.

Le verifiche hanno consentito di rilevare, in entrambi i casi, l’omissione sia della registrazione di corrispettivi che della presentazione della dichiarazione dei redditi e dell’I.V.A. per plurime annualità, con conseguente occultamento di ricavi, per il primo soggetto controllato, per oltre 544.815 euro (con un’evasione I.V.A. di 21.792 euro) e nel secondo caso per 706.000 euro (cui è conseguita una evasione dell’imposta sul valore aggiunto di 32.730 euro).

Durante il secondo controllo, l’azione trasversale delle Fiamme Gialle ha consentito di constatare irregolarità in ordine all’osservanza delle norme che disciplinano il mondo del lavoro: all’atto dell’accesso presso l’azienda, a seguito dell’identificazione di tutto il personale intento a prestare la propria attività lavorativa, è emersa la posizione di un soggetto per il quale il datore di lavoro non ha saputo fornire la documentazione attestante la regolare assunzione.

I successivi approfondimenti hanno appurato che il dipendente era impiego “in nero”, privo cioè di qualsiasi regolarizzazione formale del rapporto di lavoro, circostanza che costituisce una irregolarità dal punto di vista fiscale ma che soprattutto non fornisce alcuna tutela assistenziale e contributiva al lavoratore.

Per tale violazione, il titolare della ditta sottoposta a verifica, oltre alla diffida a regolarizzare il lavoratore irregolare, è stato destinatario di una sanzione amministrativa da un minimo di 1.800 euro ad un massimo di 10.800 euro.