“La Sardegna è un’isola sicura. I problemi sanitari sono sotto controllo anche grazie alle azioni messe in campo tempestivamente dall’assessorato regionale della Sanità”.

E’ il messaggio che il presidente del Consiglio regionale sardo Michele Pais ha voluto veicolare aprendo la seduta dedicata alla diffusione del coronavirus in Italia e alle misure messe in campo in Sardegna.

Pais ha dichiarato che “l’unica cosa da evitare è che la psicosi faccia più danni della malattia” e ha invitato a “una maggiore consapevolezza sugli ingenti danni economici che il coronavirus, che ad oggi non ha fatto registrare neanche un caso nell’isola, potrebbe causare alla stagione turistica ormai imminente”.

“E’ necessario – ha aggiunto – che proprio dalla nostra terra parta un segnale di tranquillità e di serenità: la Sardegna attende i turisti che, da tutto il mondo, sceglieranno la nostra isola per le loro vacanze”. Il presidente ha poi ringraziato gli operatori del settore sanità, della Protezione civile e la stampa che, “con correttezza, sta dando le informazioni giuste alla popolazione”.

Coronavirus: “in caso estremo pesante impatto sanità sarda”

Il coronavirus differisce da una banale influenza perché ha un’alta capacità infettante. Lo ha spiegato l’assessore della Sanità della Regione Sarda Mario Nieddu riferendo in Aula sulle misure messe in campo dall’Isola per far fronte alla diffusione e ipotizzando l’eventualità remota del peggiore degli scenari. “Se è vero, come sostengono alcuni virologi, che può interessare fino al 35/40% della popolazione – ha detto – allora per la Sardegna che ha 1,6 milioni di abitanti i soggetti potenzialmente a rischio contagio sarebbero 400mila”.

Questo, ovviamente, nel caso estremo in cui “sfuggisse il controllo del virus”, ha chiarito. “Di questi 400mila – ha aggiunto – il 5%, cioè ventimila, si troverebbero in situazioni di criticità, quattromila a rischio terapia intensiva”. Condizioni “estreme” che determinerebbero un “impatto importante” sul sistema sanitario regionale. Nieddu ha ammesso anche che “in virtù di questi calcoli, noi abbiamo pensato di assumere provvedimenti tali da abbattere la circolazione virale, ma il governo non lo consente”. Provvedimenti come la chiusura di scuole o lo stop alle manifestazioni già adottati invece dalla Liguria anche prima che venisse certificato il primo caso. “Noi – ha fatto notare l’assessore – non siamo stati messi nella condizione di emanare ordinanze sulla falsariga delle altre Regioni perché non siamo vicini al cluster”. E questo è il motivo per cui “c’è stato un certo livello di scontro tra Regioni e governo”.