Le misure di salute pubblica introdotte in questi giorni di emergenza per contenere il contagio da coronavirus stanno dando i primi effetti positivi. È comunque presto per trarre conclusioni. Ma nella situazione complicata anche i primi dati in controtendenza appaiono segnali di speranza.

Gli infettivologi concordano nell’affermare che per per verificare l’efficacia delle rigide misure di contenimento del virus messe in atto a inizio settimana bisognerà attendere ancora almeno una settimana o 10 giorni.

Gli esperti: “La data del 3 aprile non basterà”

Diversi scienziati, intervistati dall’huffingtonpost.it, sono concordi nell’affermare che la data del 3 aprile “non sarà sufficiente a invertire la rotta e frenare in modo decisivo il contagio”. Il giornale ha intervistato esperti del calibro di Burioni, Galli, Garattini, Locatelli, Rezza, Pregliasco. Quest’ultimo in un’unica frase sintetizza il pensiero di tutti: “Troppo presto per sperare di vedere un cambiamento significativo, non dobbiamo affatto stupirci se gli effetti delle misure restrittive non sono ancora evidenti”.

È quindi troppo presto per capire se il sacrificio fatto dagli italiani in questi giorni basterà a sconfiggere l’epidemia.

Perché serve isolarsi? 

I provvedimenti hanno lo scopo di evitare una grande ondata epidemica, con un picco di casi concentrata in un breve periodo di tempo iniziale, che è lo scenario peggiore durante un’epidemia, per la sua difficoltà di gestione.

Nel caso del coronavirus dobbiamo tenere conto, inoltre, che l’Italia ha una popolazione anziana, peraltro molto più di quella cinese, e bisogna proteggerla il più possibile dal contagio. Le misure indicate dalle autorità quindi vanno seguite nella loro totalità.

L’invito a restare in casa rivolto ad alcune persone e a ridurre i contatti sociali e le uscite per molte altre, è una forma di restrizione che gli esperti chiamano “distanziamento” o “isolamento sociale”.