psicologo

Convivenza forzata con mogli, mariti e figli che a volte non si conoscono abbastanza. E poi, per chi lavora, lo smart working.

Tra la linea che non va per la conference call e il bambino che piange o che ha fame o che non vuole fare in compiti. Ma il nemico peggiore, spesso, è dentro di noi: solitudine, ansie, rabbia, tristezza. E così il telefono che squilla di più, in questi giorni di quarantena da coronavirus, è quello dello psicologo. I sintomi più frequenti dell’isolamento forzato?

Carlo Duò li elenca, gratis, su Facebook. Dodici punti. Tra questi: essere preda di ansia per il mondo, temere che nulla sarà come prima, essere irritabili e suscettibili. L’invito dello specialista è quello di fare ogni giorno una check list per tenere questi problemi sotto controllo. E magari disinnescarli.

“Sí in questi giorni gli psicologi stanno lavorando molto – conferma Duò all’ANSA – Perché il disagio psichico, un pò come il coronavirus, fa male soprattutto a chi è più debole, così questa situazione traumatica colpisce i più fragili. Che magari, in condizioni normali, riescono a dominarsi. Ma ora no”.

Il consiglio? “Si può paragonare questa situazione a un castello infestato di fantasmi – spiega lo specialista – quello che non si deve fare è ignorarli, continuare a comportarsi come se fossimo persone tutte d’un pezzo. Meglio guardarli in faccia, i fantasmi: riconoscere che esistono è già un passo avanti per affrontarli e vincerli”.

Per quanto riguarda lo smart working il problema è far capire ai conviventi che non è un gioco, ma lavoro. Come quello che si svolge in ufficio o in studio. “Occorre costruire un nuovo contesto, diverso da quello solito – chiarisce Duò – Che ha come presupposto la collaborazione di chi c’è vicino”.

Per gli insegnanti, ma anche per gli studenti, la novità è la didattica a distanza. Con la tecnologia “spinta” (non si tratta più solo di usare “word” e mandare una e-mail) che spaventa molti maestri e prof. “Ma anche in questo caso il consiglio è quello di andare per gradi e non farsi vincere dall’ansia – ribadisce lo psicologo – partendo da ciò che si sa fare. Magari, se per un docente è più congeniale, si può cominciare dalla lezione audio. E poi allargarsi al video o alla videochiamata collettiva”.

Insomma, partire da se stessi. E l’elenco dei sintomi può fare comodo: se si conoscono prima è possibile prevederne l’arrivo. E magari prepararsi meglio a gestirli.