Con l’Italia che ha superato anche la Cina per numero di morti in un solo giorno – 475 sono le vittime delle ultime 24 ore, 319 delle quali in Lombardia – il governo valuta la possibilità di prorogare oltre il 3 aprile le misure in atto e si prepara a varare una nuova stretta per tentare di arginare i comportamenti scorretti di chi ancora continua a spostarsi senza motivo, vanificando il sacrifico imposto a milioni di italiani e lo sforzo immane del sistema sanitario per contenere il virus.

La ministra dei trasporti Paola De Micheli ha già firmato il decreto che definisce nuove limitazioni nei trasporti ferroviari e marittimi (merci escluse) per tutto il paese e in particolare nei collegamenti verso la Sicilia e la Sardegna.

E l’esecutivo sta anche lavorando ad un nuovo Dpcm che potrebbe riguardare non solo le “attività all’aperto” – oggi consentite – ma anche prevedere misure più restrittive per i supermercati, per i bar nelle stazioni di servizio cittadine e gli uffici, in modo da evitare ad esempio le scene che si sono viste nella metropolitana di Milano affollata di cittadini.

“Dobbiamo prendere in considerazione la possibilità di porre il divieto completo di attività all’aperto – ha detto chiaramente il ministro dello Sport – Vincenzo Spadafora – Abbiamo lasciato questa opportunità perché ce lo consigliava la comunità scientifica, ma se l’appello di restare a casa non sarà ascoltato saremo costretti anche a porre un divieto assoluto”.

“Stiamo valutando – aggiunge il ministro delle Autonomie Francesco Boccia – sarà una decisione collegiale che prenderemo nei prossimi giorni”. Un monito chiaro agli italiani, dunque, anche se il nuovo provvedimento potrebbe non arrivare prima del fine settimana. Il messaggio è che non bisogna mollare, altrimenti si rischia che alla prima occasione – magari proprio nel weekend – la gente esca di casa e vanifichi gli sforzi fatti. Lo stesso premier Giuseppe Conte avrebbe comunque ribadito la necessità di mantenere un atteggiamento di prudenza e sempre orientato alla proporzionalità delle scelte, fermo restando che si farà tutto quel che serve. Una linea che poggia sostanzialmente su due motivi: attendere ancora qualche ora per capire se alla luce dei nuovi appelli i cittadini modifichino, da soli, i propri atteggiamenti e vedere l’evoluzione dei dati, come chiedono anche gli scienziati.

“Dobbiamo lasciare che le misure abbiano effetto, non è che si possono cambiare ogni giorno – spiega infatti il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro – E’ stato adottato un provvedimento molto restrittivo la scorsa settimana, lasciamo che agisca e poi faremo le nostre considerazioni”. Che sia fondamentale non mollare in questo momento lo ripetono comunque in diretta tv sia Brusaferro sia il capo della Protezione Civile. “Siamo in una fase in cui misuriamo l’effetto delle misure adottate in tutto il paese e non possiamo ancora vedere i benefici – afferma il primo – ci vorrà ancora qualche giorno.

Per questo non dobbiamo mollare, dobbiamo mantenere le misure se vogliamo vederne davvero degli effetti”. “E’ necessario contenere al massimo gli spostamenti – ripete Angelo Borrelli – I dati di oggi ci fanno pensare positivo ma vanno adottati e mantenuti comportamenti corretti”. I dati di cui parla il capo della Protezione Civile sono quelli della Lombardia. Nelle ultime 24 ore il totale dei malati è salito a 28.710 ma nella Regione si sono registrati ‘solo’ 171 nuovi casi, mentre i guariti sono 1.003, il 99% del totale nazionale. Se il trend fosse confermato nei prossimi giorni significherebbe che si è riusciti ad arrestare i contagi nella regione finora più colpita.

E questo sarebbe un ottimo segnale – soprattutto se combinato con un contenimento del contagio nelle regioni del centrosud come sembrerebbe finora – per cominciare ad intravedere la fine del tunnel. Che non è comunque prossima visto che da diversi esponenti di governo il messaggio che arriva è chiarissimo: sarà “inevitabile” un prolungamento delle misure che scadono il 3 aprile. Dunque si va verso Pasqua con le scuole ancora chiuse, le attività ridotte ai servizi essenziali e la gente chiusa in casa.