Forse “andrà tutto bene” non è solo un hastag. Forse c’è un virus più forte e resistente del Covid-19. È il virus della cultura, dell’integrazione e della speranza. Soumya Najoui, di sicuro, è positiva. Marocchina, 27 anni, laurea triennale a Rabat, Università “Mohammed V”, da stasera è dottoressa magistrale in Gestione dell’ambiente e del territorio. Il desiderio di tagliare il traguardo è stato più forte degli ostacoli da Coronavirus. Soumya si è vestita elegante, ha messo il ‘tocco’ a portata di mano e si è seduta davanti al computer, nella sua stanza da studentessa fuori sede.

Si è collegata a Skype e ha discusso a distanza la sua tesi su “Risposte di tre cultivar di vite a diverse condizioni di radiazione Uv e temperature”. Soumya è uno dei dieci dottori proclamati oggi dal rettore Massimo Carpinelli in una Aula Magna deserta. È stata la prima sessione di laurea a distanza dell’Università di Sassari. Protagonista il Dipartimento di Chimica e Farmacia. Tutti i 13 neo-dottori vengono dai corsi di laurea in Scienze naturali e Gestione dell’ambiente e del territorio, entrambi presieduti dalla professoressa Simonetta Bagella.

Arrivata dal Marocco nel 2017 col progetto Formed, Soumya ha parlato di effetti climalternati, di carignano, vermentinio e cannonau con la sua relatrice, con la professoressa Rossella Filigheddu e col rettore Carpinelli, tutti e tre in Aula Magna, e con Giulia Ceccherelli, docente di Ecologia del Dipartimento di Chimica e Farmacia, e Marco Casu, che insegna Zoologia a Veterinaria, collegati a distanza. Uno studio che ha per correlatori i dottori Giovanna Becca e Ana Oliveira, in collaborazione col Dipartimento di Agraria e il gruppo di lavoro del professor Gianni Nieddu.

“È stato strano, a casa con la mia coinquilina, senza che la famiglia mi potesse assistere, senza poter far festa – racconta all’ANSA – Ma sono felicissima, alla fine hanno prevalso emozioni normali, come la paura di non andare bene”. È andato tutto per il meglio, e i suoi pensieri sono al futuro. “Sogno un dottorato – confessa – sono felicissima di questa esperienza e dell’incontro con questa nuova cultura spero di viaggiare ancora. E studiare”.

Per la professoressa Bagella è stato strano. “L’Aula Magna vuota faceva effetto, ma siamo felici. La volontà di questi ragazzi sono un piccolo fascio di luce, sono il nostro futuro”, chiarisce.