Alla fine non era una bufala il documento pubblicato dal sindaco di Seui Marcello Cannas, firmato dal comandante del Corpo Forestale Antonio Casula, con cui si vietava ai cosiddetti “hobbisti” l’accesso in campagna per curare orti, piante e animali. Un provvedimento folle e irrazionale che avrebbe creato enormi difficoltà a decine di migliaia di sardi che derivano parte della propria sussistenza appunto dall’orto e dai propri animali o dal possesso (e quindi dalla manutenzione) di uliveti e vigneti.

Un provvedimento sciagurato che avrebbe intasato market e supermarket, fatto cadere in abbandono le campagne e stroncato ancora di più l’economia agricola che – come sappiamo benissimo senza essere ipocriti – si regge anche sul sommerso! Dico “avrebbe” perché, per fortuna, pare che il provvedimento sarà corretto in corsa a causa delle tantissime voci critiche che si sono sollevate come una barriera di contenimento di questa ennesima follia (l’ANCI Sardegna e diversi consiglieri regionali hanno avuto un sussulto di lucidità e si sono fatti sentire). Resta la questione politica sul piatto di una classe dominante (Gramsci ci insegna che per essere anche “dirigente” bisogna esserne in grado e non basta il mero esercizio del potere!) completamente slegata dalle vive esigenze di base del popolo sardo.

Una classe di politici e di funzionari misera e meschina completamente inadatta a gestire l’ordinario, figuriamoci emergenze di questo tipo. Resta sul piatto la necessità di costruire una alternativa politica che nasca dal basso, dalle comunità, dalla politica intesa come pratica comunitaria disinteressata e non come gestione podataria di interessi di bottega, di clientele in cambio del servilismo lealista dimostrato verso i centri di potere oltremare. Sta venendo a maturazione, proprio nel fuoco di questa grave crisi che stiamo vivendo, la necessità di un sardismo popolare capace di rovesciare quello arrogante e podatario attualmente al governo della RAS, che ormai di “sardista” ha mantenuto solo nome e bandiera! Perché è la subalternità di cui sono affetti questi signori il nostro più grande problema e lo dico senza riferirmi a nessuno schieramento in particolare, essendo il servislimo e l’opportunismo patrimonio comune a tutti i partiti attualmente presente in Regione.

Il Covid-19 prima o poi passerà, la “tzeracchia” e l’ignavia di chi tiene le leve del potere politico in Sardegna purtroppo no, se non la faremo passare noi. Altro che “speriamo che torni tutto come prima”. Dobbiamo lavorare fin da subito perché tutto cambi il più presto possibile e – come dice il sindaco di Villanovaforru Maurizio Onnis – tutte le persone non compromesse con questo feudale e squallido sistema di gestione del potere, parassitario e servile, si organizzino per costruire una solida alternativa politica. Facciamo in modo che la pandemia in corso sia un’occasione di riscatto sociale e politico per il popolo sardo, altrimenti tutte le sofferenze di questi giorni distopici saranno state vane!

di Cristiano Sabino