“Al servizio delle comunità locali, ma la Regione ci discrimina”. Lo denunciano alcuni barracelli sardi. “Controlliamo il territorio, manteniamo l’ordine e affrontiamo l’emergenza”, dicono.

“Svolgiamo un servizio essenziale, su più fronti e con compiti diversi – aggiungono – ma spesso il nostro impegno non è riconosciuto dalle istituzioni”. Certo, “è normale che ci siano dei limiti in una fase in cui mancano risorse anche a settori strategici come la sanità – ammettono – ma noi siamo agenti di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria”. “Siamo fieri di operare per la collettività coi mezzi e la capacità logistica disponibili”, precisano prima di stigmatizzare che “chi legifera non ci dà attenzione, anche nell’emergenza e affrontando i rischi di altri, avremo lo stesso trattamento economico di 70 centesimi di euro all’ora, come quando non c’è emergenza”.

Le amministrazioni, insistono, “prendano seri provvedimenti per l’inquadramento del personale del comparto barracellare”. Non solo. “Di recente l’assessorato regionale degli Enti locali ha detto che in Sardegna mancano agenti di polizia locale: non è vero – replicano – Nell’isola ci sono 6mila agenti di pubblica sicurezza nel comparto di polizia locale, barracelli compresi”. E se i barracelli, per l’assessorato da cui dipendono, non sono agenti di polizia locale, “allora abbiamo diritto a disattendere i compiti affidatici in quest’ambito”, attaccano. “Presidente, giunta, consiglio e competenti uffici regionali smettano di discriminarci. Garantiamo un servizio alla comunità, con serietà e senso dello Stato – concludono – non abbiamo mai chiesto niente, esigiamo che si riconosca ciò che garantiamo”.