“Le affermazioni del presidente dell’Inps Tridico sulla disponibilità di liquidità per il pagamento delle pensioni fino a maggio, c’era da attendersela e preoccupa assai i pensionati e chi in quiescenza deve ancora andarci”, affermano in una nota i dirigenti dell’Unione Sindacale di Base.

“Il blocco della contribuzione inevitabilmente porta alla riduzione del finanziamento della previdenza pubblica, tramite contributi previdenziali. Il presidente dell’Inps ha asserito che i fondi a disposizione per erogare le pensioni basterebbero solo fino a Maggio. Dopo maggio, cosa succede? resta il ricorso al fondo della Tesoreria di Stato, ma questo fondo  per quanto tempo sarà una garanzia? Non solo, ma per l’emergenza Covid si è fermata la cosiddetta riforma delle pensioni e la scadenza di quota 100, se non adeguatamente rivista, comporterà un aumento dell’età pensionabile dai 62 anni della quota 100 ai 67 della legge Monti-Fornero”, denuncia l’Usb.

“Alla fine dell’emergenza ci troveremo di fronte ad una crisi economica e finanziaria estremamente pesante, non vorremmo che con tale giustificazione ci trovassimo di fronte ad una riforma delle pensioni denominabile Covid”… “Senza contributi previdenziali il sistema vede prosciugarsi la propria fonte di approvvigionamento e non vorremmo che si lasciasse morire il sistema previdenziale pubblico per “malattia””, incalzano i sindacalisti.

“Intanto per cominciare a dare respiro al sistema previdenziale si potrebbe cominciare con il detassare le pensioni che ogni anno versano 56 miliardi nelle casse dello Stato. Allo stesso tempo lo Stato potrebbe versare i contributi non riscossi nelle casse dell’Inps per evitare nel prossimo futuro i famosi buchi di bilancio”…”Il sempre più probabile intervento di sostegno al sistema attraverso il ricorso al gettito fiscale potrebbe invogliare a mettere mano sia alle pensioni in essere che a quelle future. Una situazione da non sottovalutare per non finire come il sistema sanitario pubblico”, conclude l’Usb.