“Sono giorni difficili per tutti noi, che viviamo nella speranza di superare il dramma del Covid-19, che da dentro casa cerchiamo di rimanere al passo con la vita per ripartire. Con questa difficoltà, ‘dalla distanza’ dal nostro mondo, sentiamo ancora più forte la distanza da Voi Istituzioni, con la preoccupazione per migliaia di famiglie, per migliaia di utenti e per migliaia di operatori”.

Lo scrivono i responsabili dei Centri riabilitativi della Sardegna accreditati presso il Servizio Sanitario, dislocati su tutto il territorio sardo, al Presidente della regione Christian Solinas, all’Assessore della Sanità Mario Nieddu, al Presidente del Consiglio ed ai capigruppo del Consiglio regionale, ai prefetti della Sardegna per denunciare la grave situazione di stallo del settore, che si occupa di “otre 3000 utenti al giorno interessati da gravi e gravissime disabilità, con 2.400 operatori al giorno”.

Lo chiedono “nell’unico modo possibile, per iscritto e abbiamo argomentato l’urgenza di avere risposte”, invano, circa “la regolamentazione della chiusura dei Servizi e circa il riconoscimento del ‘vuoto per pieno’, visto il pericolo che la crisi economica che sta colpendo il settore. Nessuna risposta è arrivata. Abbiamo chiesto che venisse sospesa la delibera 7/3 del 26.2.2020, con la quale la Regione “aggiorna” al ribasso il nostro tariffario ,con tempismo perfetto in piena esplosione di una pandemia”. Nulla. Non solo: “ci avete tagliato anche i tetti di spesa, nonostante ci sia una lista d’attesa di 2.400 persone con disabilità dotate di certificazione del Ssn che aspettano di entrare nei nostri Centri. Abbiamo – prosegue la lettera, firmata dai responsabili di 20 Centri riabilitativi – un dovere etico ed istituzionale, che è quello di dire ‘così non possiamo farcela’ . Abbiamo il dovere di dire ‘nessuno potrebbe farcela a queste condizioni’, anche perché quello che noi facciamo lo vogliamo fare bene e per il bene della persona”.

I responsabili chiedono alla Regione del perché “una tariffa emanata il 22 febbraio del 2011, dopo 9 anni, il 26 febbraio 2020, viene aggiornata al ribasso, con tariffe tagliate anche di 85 euro a prestazione? Perché mandiamo richieste, istanze e non ci viene dato alcun cenno? Come può un Centro Diurno, la cui prestazione die nel 2011 era pagata 105 euro (e così sino a “ieri”), sopravvivere nel 2020 con una tariffa portata ad 80 euro, con identica dotazione di personale pretesa dalla Regione, con costi quali l’adeguamento dei Ccnl, quali l’aumento delle utenze, ecc, chiaramente lievitati dal 2011 al 2020?”

“Stesso discorso – prosegue la lettera – per l’Ambulatoriale ed il Domiciliare, con tariffe del 2011, che nel 2020 vengono aggiornate al ribasso, con pretesa di tenere la stessa dotazione di personale? Cosa diremo alle famiglie ed agli utenti? Per le prestazioni del residenziale sono stati tagliati gli standard, prevedendo meno ore di medici, meno di operatori socio sanitari….dobbiamo mettere gli utenti dentro stanzoni con un “guardiano”? questa è riabilitazione? Dobbiamo lasciare i Reparti ad elevato livello assistenziale, che ospitano persone in stato vegetativo, in stato di coma, senza possibilità di coprire i turni, con i medici “tagliati”, così gli operatori sanitari? Con la tariffa a febbraio 2011 di 338 euro che con vostra delibera di Giunta nel 2020 è “aggiornata” a 253 euro? Che aggiornamento è? E ancora…. Chi le ha scritte queste modifiche? Perché c’è una Commissione della riabilitazione Pubblico-Privato presso l’Assessorato della Sanità, che ha prodotto dati scientifici, che ha lavorato, ma ciò che ha prodotto è stato cestinato, ignorato”.

La Regione stessa con “delibera 7/3 del 26.02.2020 dice esplicitamente che il lavoro della Commissione deve proseguire….allora perché tanta fretta di tagliare le tariffe? Perché tanta fretta di tagliare i tetti di spesa? Siamo tutti sul ciglio del baratro…ci dite Voi Istituzioni di stringere i denti,….e contestualmente ci tagliate tariffe e tetti di spesa? Questo era il momento? Dateci una risposta…perché dobbiamo decidere cosa fare”.
“Sappiamo già cosa non faremo….non prenderemo in giro i nostri utenti e le loro famiglie, fornendo loro una prestazione che non è Riabilitazione; non prenderemo in giro i nostri operatori se con tariffe tagliate del 30% e oltre, dopo 9 anni, non saremo in grado di coprire i costi. Siamo persone serie,…e soprattutto adesso che abbiamo il dovere morale di riflettere tutti sul nostro futuro ci rendiamo conto di quanto sia difficile fare delle scelte, specialmente nel silenzio assoluto”, concludono.