Per far fronte all’emergenza economica legata alla diffusione del coronavirus la Sardegna dovrebbe sfruttare al meglio i finanziamenti Ue.

Il suggerimento arriva dal segretario generale della Cisl, Gavino Carta, che si riferisce, in particolare, ai Fondi strutturali europei della programmazione 2014-2020, “una quota importante, impegnata e da impegnare, da destinare subito allo sviluppo, al lavoro e alle tutele sociali”. Per esempio, “sul Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), a fronte di uno stanziamento di 466 milioni di euro, la spesa certificata al 29 febbraio 2020 era di 249,9 milioni di euro, mentre sul Fse (Fondo Sociale Europeo) si registrava uno stanziamento di 221 milioni di euro e una spesa certificata di 115,1 milioni di euro”. A queste cifre, spiega, è inoltre necessario aggiungere il cofinanziamento a carico nazionale e della Regione, che integra ulteriormente la disponibilità in capo ai diversi assi e interventi.

Poi, bisogna considerare che “l’approvazione da parte della Ue dell”Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus’ e del ‘Quadro temporaneo’ per avvalersi pienamente della flessibilità prevista dalle norme sugli aiuti di Stato, consente di utilizzare i fondi di coesione per rafforzare i sistemi sanitari e sostenere le piccole e medie imprese, oltre che i regimi di lavoro a breve termine e servizi di prossimità”. Ora, conclude Carta, una cosa è certa: “L’azione della Regione necessita di una svolta nella capacità di spesa e nel programmare una stagione di ripresa dell’economia che eviti la recessione, o ancora peggio una fase di depressione economica. Ci sono tutte le potenzialità per evitarle e per difendere il reddito dei lavoratori e dei pensionati, insieme alle imprese che producono ricchezza”.