La Pandemia ha colpito ufficialmente anche la Turchia, nazione, che pareva, secondo fonti ufficiali, immune dal virus. È notizia di pochi giorni fa la dichiarazione di un ministro del governo turco che indicava come paesi responsabili del contagio, l’Italia per l’area europea e l’Iran per il medio oriente. Il governo continuava imperterrito ad affermare che la Turchia era un paese sicuro dal punto di vista sanitario visto che erano state prese in tempo tutte le misure necessarie per evitare l’allargamento del contagio dai paesi confinanti. Notizie filtrate dalla censura turca però smentivano queste dichiarazioni e già si parlava di un grande focolaio a Istanbul. Il Ministro della sanità Koca ha dichiarato che la Turchia sta procedendo all’utilizzo di una medicina arrivata dalla Cina, e all’uso di cellule staminali, nella speranza di trovare una cura.

Ieri sera però è arrivata la notizia ufficiale rispetto alla gravità del problema. Ora è certo il Coranavirus è presente in tutta la Turchia, sono infatti numerose  le città colpite: Istanbul con 8852 casi positivi guida la speciale classifica, seguono poi Izmir con 853; Ankara con 712 e così via altre sette città, che fanno ben capire dalla loro distribuzione geografica che tutto il paese è interessato dal fenomeno.

Anche in Turchia come in Italia sono numerosi i medici che sono stati contagiati , ad oggi 601 i medici risultati positivi, mentre i posti letto in ospedale risultano utilizzati al 63% della loro capacità. Considerando la linea di poca trasparenza rispetto al tema, non possiamo sapere se i numeri siano reali, rimane il fatto che ad oggi il governo è stato costretto a utilizzare le stesse misure di contenimento che ha utilizzato anche l’Italia. Da parte turca ci sono stati però alcuni problemi circa la percezione del problema e il perentorio appello è stato rivolto più volte alla popolazione, che fino alla scorsa settimana riempiva le strade delle città strategiche. Un fattore che potrebbe aver influenzato il comportamento popolare potrebbe essere la decisione di non bloccare le attività produttive, perché secondo le dichiarazioni dello stesso presidente Erdogan: la priorità è la produzione e l’economia. Un’affermazione che porta con sé delle riflessioni e che non fa che confermare la fragile posizione turca sul tema, se il Covid 19 intacca il già debole sistema economico la Turchia potrebbe andare al tracollo entro breve tempo, con ripercussioni sociali senza precedenti.

Emanuela Locci – (Docente Università di Torino)