Al via anche in Sardegna lo screening sul personale sanitario degli ospedali e su ospiti e operatori delle case di riposo.

Ieri sono arrivati i primi diecimila kit di test rapidi di verifica ematologica sugli anticorpi del coronavirus. “In realtà – ricorda il presidente della Regione Christian Solinas – un migliaio sono arrivati già nei giorni scorsi, quindi siamo già partiti, ora proseguiamo con i diecimila e con ulteriori ventimila ordinati e che ci saranno consegnati molto presto”.

L’obiettivo è quello di testare tutti i circa ventimila dipendenti. Poi, man mano, di somministrare i test ad altre fasce della popolazione. In questo modo, dunque, si cerca di limitare al massimo i contagi e nello stesso tempo di favorire la ripartenza. Posto che su ciò che accadrà dopo il 13 aprile avrà molta voce in capitolo il comitato scientifico nominato dal governatore per coadiuvare la macchina regionale nella lotta al coronavirus.

Gli scienziati scelti da Solinas – l’infettivologo Stefano Vella, il prorettore per la ricerca dell’Università di Sassari Francesco Cucca, il farmacologo Luca Pani e il virologo Pietro Cappuccinelli – hanno già pronto un documento in sette punti. Uno di questi prevede il mantenimento del livello dell’intensità delle misure adottate per almeno altre due settimane. In linea, dunque, con l’orientamento nel resto del Paese.

Non solo test sierologici. Ricalcando il modello coreano, nell’Isola si lavora molto anche sul fronte dei sistemi informatici finalizzati a limitare al massimo la diffusione del Covid. La app che consente il monitoraggio delle quarantene è pronta. “Siamo pronti a farla partire comunque con la modalità volontaria – spiega Solinas – cioè chiedendo a chi arriva in Sardegna, all’atto della compilazione del modulo, il consenso alla georeferenziazione”.

Detto ciò, “stiamo esercitando tutta la moral suasion possibile perché l’autorità garante e il governo ci autorizzino al più presto a farlo in modo completo”.