L’Associazione editori sardi lancia l’allarme: se non saranno prese immediate misure di sostegno del settore (escluso dalle misure del Decreto “Cura Italia”), il rischio di un collasso per l’intero comparto sarà forse inevitabile.

L’editoria libraria sarda è in ginocchio a causa dell’emergenza sanitaria, i cui effetti si riverberano pesantemente sul mondo del libro da circa un mese e non accennano a diminuire. Sono ferme la produzione, la promozione, la distribuzione e la vendita dei libri con la chiusura totale delle librerie, come il rischio crediti finora maturati appare un’incognita insostenibile: il calo del fatturato è stimato oltre l’80 per cento per il solo mese di marzo, mentre la produzione è pressoché bloccata (ad oggi la totalità del comparto è ricorsa al sistema della cassa integrazione ordinaria), senza considerare la perdita di immagine sul mercato.

«Sono numeri agghiaccianti con i quali bisognerà fare i conti e sui quali vorremmo confrontarci anche con la Regione Sardegna, cui abbiamo indirizzato, in tempi diversi, una richiesta d’intervento straordinario a favore del comparto, senza avere ancora risposta», afferma Simonetta Castia, presidente dell’AES, che riunisce 26 editori, corrispondenti al 90 per cento della produzione libraria dell’isola.

«Se non si interviene subito per programmare in anticipo il riavvio dell’attività – spiega – è molto probabile che sarà inutile farlo dopo, in assenza di imprese».

Le istanze presentate alla RAS arrivano in concomitanza con l’appello rivolto all’ADEI (Associazione degli editori indipendenti) da parte delle associazioni regionali (firmataria l’AES), per promuovere le esigenze dei comparti territoriali a livello nazionale.

A fronte dei disagi che rischiano di compromettere la prosecuzione dell’attività per molte imprese locali nel 2020, la richiesta è quella di mettere urgentemente in atto delle misure di carattere eccezionale, anche in deroga alla legge regionale 22 del 1998, così come di porre in pagamento immediato i contributi del settore.

«Più in particolare – specifica Castia – ci attendiamo una dotazione straordinaria di risorse aggiuntive rispetto al magrissimo capitolo di spesa di bilancio e il ripristino, dopo tanti anni di sospensione, di un fondo per l’acquisto copie, ai sensi dell’articolo 4, da destinarsi alle biblioteche sarde». È richiesto inoltre il potenziamento delle risorse destinate a riconoscere incentivi per l’acquisto di beni e servizi (articolo 5), abolendo le limitazioni di legge, che fissano paletti fuori mercato e impongono le restrizioni del regime de minimis, di cui si chiede l’abbattimento o l’ampliamento nella misura di 500mila euro.

Sarebbe questa l’occasione, tra l’altro, per giungere a una semplificazione, attesa da troppi anni, della normativa di legge, vincolata nel testo e nei criteri al rispetto di prassi incostituzionali. L’aspettativa è che la Regione Sardegna, in virtù anche della sua specialità, favorisca l’introduzione, ove non considerato dal DCPM, del tax credit; l’individuazione di un bonus per i dipendenti o collaboratori esterni delle case editrici e delle librerie; l’estensione alla nostra categoria delle misure adottate per tutto il settore della Cultura, al fine di colmare questo grave squilibrio.

A questo si aggiunge la proposta di finanziamento di una campagna di promozione o pubblicità su vasta scala del libro sardo, da svolgersi in collaborazione e in coordinamento con le associazioni di categoria e i soggetti della filiera.