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“Sebbene sia esclusa la trasmissibilità del virus in ambiente marino, ogni previsione sulla stagione balneare è prematura se non si abbatte il contagio”. Stefano Vella frena. Per il medico infettivologo e scienziato, arruolato dal governatore Christian Solinas nel comitato tecnico-scientifico che supporta la Regione Sardegna nell’emergenza, “per fare previsioni servirà ancora qualche mese”. Precisamente, “aprile e maggio sono necessari per acquisire dati in più e capire se davvero il virus se ne sta andando”, spiega.

Andrea Crisanti, virologo dell’Università di Padova, ipotizza per fine maggio la riapertura graduale del Paese su base regionale e per tipo di attività. La Sardegna, per lui, potrebbe essere tra le prime Regioni, più isolate e meno colpite dal contagio. Ma gli esperti impegnati nell’isola frenano: “se la Sardegna saprà contenere la diffusione dell’infezione potrà essere tra le prime”, tuttavia “iniziamo solo ora ad avere strumenti per contrastare efficacemente l’epidemia, non è tempo di considerazioni sulla riapertura”. E comunque, chiariscono, “lo screening per identificare la risposta anticorpale nelle persone dirà se la popolazione sarda è immunizzata”.

Per Vella, che assiste con prudenza al dibattito sul turismo sardo, “il virus è ancora in giro e lo conosciamo troppo poco, fare previsioni è azzardato”. Certo “ha circolato molto attraverso gli asintomatici – spiega il professore – è vero che la scarsa densità abitativa ha aiutato la Sardegna, ma col distanziamento, le mascherine e altre precauzioni bisognerà convivere ancora a lungo”. Riaprire alle vacanze, dunque, “porta il rischio di una reinfezione di ritorno – avverte ancora Vella – Prima pensiamo ad abbattere il virus”.