piscina

Sono tante le attività e i locali rimasti chiusi durante questa emergenza sanitaria mondiale: tra questi anche le piscine sarde, che da settimane ormai non sono più operative e rischiano il collasso. I gestori di ben 36 impianti sardi, insieme alla Federazione italiana nuoto Sardegna, chiedono aiuto alla Regione per evitare il tragico epilogo.

L’idea presentata è quella di un contributo a fondo perduto per sopperire alle spese di energia elettrica, acqua, prodotti chimici e canoni, insieme a linee di credito in parte a tasso zero, in parte a fondo perduto (percentuale quest’ultima gestita dalla Sfors) e per le quali la Regione dovrebbe fare da garante.

Ripartire con le consuete attività a giungo? “Difficile” commentano i gestori. “Coronavirus permettendo, la ripartenza da settembre causerebbe uno stop complessivo dei nostri impianti di sei mesi. Difficile sostenere un’attività con spese vive distribuite su tutto l’anno solare, quando l’effettivo lavoro si è concentrato in un lasso di tempo dimezzato”, spiegano nella lettera appello firmata dal collettivo ‘Uniti… FIN da sempre’ . “Si rischia di tenere al palo un’attività che coinvolge cinquantamila praticanti. Tra loro ci sono neonati, bambini, giovani, diversamente adulti, 3/a e 4/a età, tra cui le donne in gravidanza, convalescenti impegnati nel recupero da post traumi o post-ictus. Senza dimenticare il mondo della disabilità fisica, visiva e intellettivo relazionale che pratica il nuoto (nella maggioranza dei casi unica alternativa disponibile) come terapia nei piani personalizzati previsti dal testo normativo della Legge 162”, concludono nella missiva indirizzata anche al Presidente della Regione.