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Vacanza finita per sessanta italiani in Honduras. Ma da oltre tre settimane è impossibile tornare in Italia: niente collegamenti con Roma o Milano. E biglietto in mano o sullo smartphone nullo, perché il volo è stato cancellato a causa dei problemi legati all’emergenza coronavirus. Dodici solo nella capitale, Tegucigalpa. Altri sono sparsi nel Paese del Centroamerica.

Anche perché, proprio per le restrizioni in corso, non possono lasciare la località in cui soggiornano senza un salvacondotto. Sono rimasti lì, bloccati. Appesi a una speranza che può arrivare da un momento all’altro da una telefonata o da un messaggio. Tutti e sessanta sono in contatto con il consolato italiano. Potrebbero essere smistati a piccoli gruppi in voli internazionali che partono anche da Paesi vicini.

Ma trovare un accordo anche con gli Stati confinanti in questo momento di grande confusione non sembra essere facile. Gli italiani avevano proposto anche proposto di affittare un volo charter con la ripartizione delle spese. La loro storia è stata segnalata su una piattaforma di giornalismo partecipativo, Giornalia, autore Fabio Loi. E, sul tema dei ritorni bloccati, l’1 aprile, c’è stata anche una interrogazione parlamentare del deputato Gregorio De Falco in cui si parla di 50mila italiani che non riescono a rientrare in Italia. Tutti, a questo punto, vogliono urgentemente tornare a casa. Fabrizio Usai, cagliaritano, 33 anni, è in Honduras dai primi di marzo. Il suo volo di ritorno era previsto per il 17 marzo.

Niente da fare: annullato per lo stato di emergenza. È ospitato dalla compagna nella capitale. “Ma lavoro in un supermercato e devo assolutamente tornare in Sardegna – racconta all’ANSA – Le frontiere sono chiuse e c’è una psicosi nei confronti degli europei e soprattutto verso gli italiani. Non si respira una buona aria. Qui a giorni alterni si può uscire per fare la spesa. Ci sono stati circa quattrocento contagiati e ventidue morti. Ma nel nord del Paese anche forti proteste per mancato arrivo di prodotti alimentari”. Italiani in attesa, ma cominciano a essere stanchi.

“Personalmente sto bene, a volte è un problema procurarsi generi alimentari, ma tutto sommato non mi posso lamentare – confessa Fabrizio – So però che gli altri italiani hanno dovuto prolungare il periodo di affitto e sono in difficoltà. E a lungo andare c’è anche un problema economico: dopo un mese cominciano a finire i soldi. La priorità per me è tornare subito: più resto in Honduras più cresce la preoccupazione di perdere il lavoro”.